L’inganno del Var


Il moviolone! Ricordo le storiche battaglie di Aldo Biscardi per introdurre la tecnologia in campo in soccorso dei fallibili arbitri umani ed aiutarli così a evitare clamorosi errori a favore dell’una o dell’altra squadra. Biscardi, nel suo famoso e rissoso processo, fin da bambino ha proposto ossessivamente la moviola in campo che poi si è materializzata in tempi recenti con il Var o la Var e con tanto di arbitro umano addetto alla verifica istantanea al monitor delle azioni più controverse o non viste dall’arbitro in campo che non può avere un occhio per tutto. 

Dopo l’escalation di contestazioni sulle sentenze inappellabili del mezzo, è lecito chiedersi: l’occhio del Var è più oggettivo dell’occhio umano? Riesce il Var a cancellare i dubbi e a mettere tutti d’accordo? Sono tutti rigori sacrosanti quelli fischiati dalla moviola in campo e fuori campo? Sono tutti gol da annullare quelli cancellati per fuorigioco millimetrico evidenziato da una linea virtualmente tracciata o per un mani non mani? 

Non sembra proprio che il “neutrale” video metta tutti d’accordo. A ogni partita importante c’è sempre puntualissima la contestazione per le decisioni prese al Vare col Var e dal Var: 
“È rigore sacrosanto!”
“Non è rigore, lo ha solo sfiorato”.
“È rigore, lo ha toccato e ha fatto un volo carpiato di dieci metri da terra”. 
“No, l’attaccante ha cercato il contatto e si è furbescamente buttato fingendo di essere quasi morto dal dolore per quella che inizialmente appariva come un’amputazione del piede”. 

Le immagini – si è sempre sostenuto – aiutano l’arbitro, sono ormai un insostituibile supporto dell’arbitro, fanno vedere ciò che l’arbitro non ha visto bene in campo, le immagini supportano e giustificano le sue decisioni in ogni grado di giudizio. 

Ma io continuo a chiedermi:  le immagini del Var sono sempre oggettive al cento per cento? E la loro interpretazione? Il rallentare al massimo l’azione, l’appiattire la tridimensionalità dell’azione sul campo e cancellarne la forza, riescono a restituire al cento per cento cosa è realmente accaduto in campo oltre ogni ragionevole dubbio? Oppure il mezzo televisivo non è poi sempre così chiaro come si vorrebbe dimostrare, che la restituzione video può ingannare, che il colpo al piede colto dalla telecamera non è altro che uno sfioramento dei peli delle gambe rasate male che è servito al giocatore come spinta istintiva a costruirsi l’azione da rigore in modo televisivamente credibile? È possibile una sorta di fiction da Var con calciatori che, avendo ormai imparato come funziona, si trasformino col trucco in attori da film? 

Me lo chiedo perché ho questa impressione. Il mezzo tecnologico è un validissimo supporto, ma non sempre riesce a restituire chiaramente la verità di un’azione perché la telecamera non  è posizionata bene, perché le immagini appiattiscono i corpi dei protagonisti, perché l’azione è troppo veloce e rallentandola si stravolge. Ma siccome conta l’impressione generale, siccome conta ciò che le immagini dicono più di quello che ha visto l’arbitro, tra quello che arriva dal video e che rivedremo tutti e quello che ha visto una sola volta l’arbitro e che non può essere proposto si decide per la verità rappresentata e dimostrata con l’inappellabile prova televisiva. 

Il video può ingannare e inganna. Non tutto ciò che si vede e che sembra vero è vero e può essere usato per dimostrare una verità non vera. E non parlo solo di calcio. Anche le immagini di una guerra, ad esempio, possono essere interpretate a sostegno di una verità di parte. 

E con questo faccio i complimenti a chi arbitra, compito non da tutti, che io non farei mai, compito difficilissimo, reso ancora più difficile da decine di arbitri elettronici che giudicano il giudizio e da miliardi di “arbitri” da tastiera che emettono la propria sentenza sugli arbitri di campo usando video della telecronaca o video di telefonini per dimostrare sui social di aver ragione, ognuno con la loro verità dimostrata perché lo stesso video può dimostrare due verità contrapposte:
“È rigore, non ci sono dubbi! È stato toccato. Ha ragione l’arbitro”.
“È evidentissimo, non è rigore. Il giocatore si è toccato da solo. Ma che ci fanno tutti questi arbitri in campo e fuoricampo?”
È rigore netto! Lo ha confermato l’arbitro in pensione rivedendo tutto nella Domenica del rigore”.
“Non è rigore e lo ha dimostrato l’altro arbitro, quello con più anni di pensione, rivedendo le immagini del Var e quelle della telecamera del suo cellulare nella Domenica del rigore non dato”. 
“Perché la scorsa settimana un episodio simile è stato giudicato diversamente?”
“Perché chi era prima contro il Var ora che ha ottenuto centocinquanta rigori nelle due ultime partite è a favore e guai a chi glielo tocca?”. 

La soluzione è ritornare a giocare senza arbitro e, soprattutto, senza moviola, come nelle partite che giocavo da piccolo nel campo  del Villaggio Mosè, ad Agrigento, nei campionati Casi novi contro Casi vecchi. Decidevamo noi giocatori se era rigore, se era calcio d’angolo, raggiungendo sempre un accordo condiviso magari dopo un accesissimo confronto in campo. 

Raimondo Moncada 

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