Un gelato a Bologna con la melagrana di Sciacca


Entri in una gelateria di Bologna (cu stu friddu?) e ti accoglie un cartello di benvenuto: “Novità, Melagrana di Sciacca”. E ti si apre il cuore, e ti si riscalda il sangue, e ti senti a casa, con i tuoi naturali sapori e organici gusti, pur essendo distante 1360 chilometri su percorso stradale, 790 chilometri in linea d’aria; 281 ore a piedi, 75 ore in bicicletta, 15 ore in macchina, 16 ore in pullman, un’ora e mezza in aereo a cui si aggiunge l’obblio di un’ora e mezzo in macchina o altri mezzi di fortuna (autostop) altrimenti resti in aeroporto. 

Leggi il cartello e dici a voce sostenuta, per farlo sentire alla ragazza che serve al bancone, ma anche a chi fa la fila dietro di te:

“Io vengo da Sciacca”. 

E lo dici con la fierezza di una provenienza che produce frutti prelibati che nessun altro ha oppure ha ma che non sono come quelli che si coltivano nella terra e col sole di Sicilia. Spremi le arance di Ribera per una spremuta e spremi le arance fuori stagione che forniscono ai supermercati e ai bar regioni estere: non è la stessa cosa. Come non è la stessa cosa la fragolina di Sciacca e Ribera, come non è la stessa cosa (lo scopro a Bologna: che ignorante che sono!) la melagrana di Sciacca. Per appagare la mia curiosità e colmare le mie lacune, chiedo a degli amici: 

“Ma a Sciacca abbiamo produzioni importanti di melagrana?”

“Che io sappia no. Ma quando vuoi ti porto nella mia campagna dove ho un melograno con frutti che sono la fine del mondo. Puoi mettere radici e deliziarti quando e come vuoi”. 

Nelle gelaterie di Sciacca ho mangiato gelati di tutti i gusti, pure impagabili granite di gelsi, ma gelati al gusto di melagrana non ne ho mai trovati. Mi farò amico il gelataio di Bologna per carpirgli i suoi segreti: sapere dove si rifornisce e conoscere il procedimento di preparazione del suo gelato alla melagrana di Bologna. Il corso mi servirà a insegnare a mia volta in Sicilia come fanno in Emilia a far fruttare i nostri frutti. All’amico gelataio bolognese, per ringraziarlo, porterò in dono una vasca di granita ai gelsi e anche al limone. Spero che non si squagli e arrivi acqua. Lo accetterà comunque. I regali non si rifiutano mai.  

Raimondo Moncada    


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