Mi sono preso un grande dispiacere.
Non ho più visto collocata al suo posto, nella sua edicola sacra, la statuetta di Maria Santissima del Soccorso, patrona della città di Sciacca e dei saccensi che la venerano. E anche io che sono di Agrigento ma che mi sento pure saccense a tutti gli effetti la adoro (San Calò, ti penso sempre!).
Ci passo davanti all’edicola, ogni giorno, perché trovasi, dico e ripeto trovasi, nel quartiere dove vivo. Non me ne ero ancora accorto. Ieri mi avvicino, avvicino gli occhi come per dire “Vediamo come sta la Madonnina. Vediamo se ha bisogno di qualche cosa. Vediamo …” e avvicinandomi ho avuto un colpo al cuore. Non me ne ero accorto prima. È da poco che sono rientrato. Lei lo sa. E piano piano, passo dopo passo, sto riacquistando ogni fetta del mio mondo, anche quello sacro, intoccabile, con cui in certi momenti hai una fibrillante frequentazione.
Un furto?
Qualcuno o qualcuna che aveva bisogno di portarsela a casa per averla più vicina?
Qualcuno o qualcuna che, credendo la statuetta di sua proprietà, se l’è portata via per farne non so che cosa?
E oltre alla statuetta non ho più visto la lampadina che ogni giorno, a tutte le ore, illuminava l’edicola già abbagliata dalla luce della Madonna del Soccorso con i suoi raggi che accendevano a giorno il quartiere e raggiungevano ogni angolo della città pure quello della casa del prelevatore o della prelevatrice. Lo fa sempre perché non ha bisogno di farlo attraverso una statuetta, ma noi piccoli umani vogliamo vederla con gli occhi e pure toccarla e parlarci a tu per tu e rimanerne abbagliato dalla sua delicata, dolce, serena bellezza e ricevere quello che a quattr’occhi le chiediamo, a voce o anche in silenzio, perché lei ci legge nel cuore, conosce il linguaggio dei battiti che è simile a quello del Codice Morse.
Perché? Dico io, PERCHÉ?
Un fraterno amico mio, uomo di fede, sensibile, dal grande cuore, comprensivo e allo stesso tempo rigoroso se sapesse direbbe: “Ci avissiru a cadiri li manu”.
Ma noi non lo diciamo all’amico e non lo diciamo a noi stessi, perché vogliamo pensare a una sparizione a fin di bene. Magari sarà solo per pochi giorni, sarà stata un’urgente necessità che rientrerà presto con il prelevatore o la prelevatrice che mi faranno questo regalo di Natale prima del Natale e faranno sparire dal mio volto il fortissimo dispiacere nell’animo che mi è passato un po’ andando a trovare la Madunuzza direttamente in Basilica perché sta lí per tutti, per me, per te, per ognuno. Le ho raccontato tutto e mi sono molto rilassato. E meno male. Non mi posso prendere dispiaceri, me lo hanno raccomandato i medici e me lo hanno vivamente consigliato amici miei.
Intanto, Buon Natale caro prelevatore o prelevatrice. Se davvero ne hai bisogno, tienila pure e non considerare questo mio appello. Se così fosse, fammi trovare dentro l’edicola una letterina in cui mi dici che ne hai bisogno e io mi metto l’animo in pace provvedendo a riempire il vuoto con una nuova statuetta, magari in ceramica, che a me la ceramica piace e farei tutto in ceramica, con inserimenti di corallo che a me il corallo piace pure e farei tutto di corallo… ma quanto mi deve venire a costare? Senti che ti dico, riporta la statuetta e poi ne parliamo.
In fede,
Raimondo Moncada
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