Che senso ha celebrare la donna

Ma che senso ha oggi celebrare la donna?
Ma quale donna?
La donna che va al ristorante con altre donne?
La donna che possiede le quote rosa?
La donna del ciuffetto di mimosa a tre euro?
La donna che ha raggiunto gli alti vertici di importanti istituzioni (Regioni, Comuni, Università, Cassazione, Consiglio dei Ministri, Commissione Europea…)?
Quale donna?
La donna che mi ha tolto l’amicizia su Facebook perché ho scritto un post sulla questione dei femminili professionali colpevole di avere affermato che è la strada corretta ma che ci vorrà del tempo e anche l’accettazione dei parlanti?

Quale donna celebrare oggi? O più correttamente a quale donna dedicare le nostre attenzioni, il nostro pensiero?
Forse la donna ancora schiava dell’uomo nel chiuso di una casa, di una famiglia?
Forse la donna che subisce abusi e violenze di ogni tipo?
Forse la donna che è ancora vista secondo concetti arcaici come la donna che deve stare a casa e badare solo ai figli e non fare vita sociale?
Forse la donna che è costretta da una religione ad abbassare la saracinesca nel proprio volto e a non farsi vedere da nessuno?
Forse la donna che viene costretta nel duemila a non varcare la porta di una scuola?
Forse la donna che per avere espresso un pensiero o per aver mostrato di aderire alla mobilitazione sul diritto di tagliarsi i capelli è stata picchiata, gasata, uccisa?

Quale donna dobbiamo celebrare e meditare oggi: quella che protesta contro un’altra donna che si fa chiamare il rettore e non la rettrice, il dirigente e non la dirigente, il presidente e non la presidente, o dobbiamo celebrare la donna che si unisce alla battaglia di un’altra donna rischiando di finire al cimitero per affermare il diritto alla parola e non alla desinenza?

Certo io non celebro la donna che maltratta o abbandona i figli (andrebbe solo aiutata).
Io celebro la donna che disperata prende in braccio i propri figli e affronta ogni pericolo per salvarli dall’inferno in cui il destino li ha costretti a vivere.
Io celebro la donna che difende con le unghie e con i denti se stessa, la propria casa, la propria famiglia, il proprio paese da qualsiasi aggressore.
Io però non celebro la donna che aggredisce chi non la pensa come lei.
Io non celebro la donna che non mi rispetta in quanto uomo.
Io invece celebro la donna che è grembo, abbraccio, protezione, calore, nutrimento, madre.
Io celebro la donna che è femmina.
Io celebro la donna che si sente donna, che è donna.

Io celebro la donna che si fa avanti, che si afferma e si distingue per la sua intelligenza, le sue capacità, le sue competenze, i suoi studi, le sue qualità, i suoi meriti, che brilla in un mondo forse ancora troppo a misura d’uomo.
Io celebro la donna che si ribella al potere maschile che la reprime, al piede che la calpesta, alla catena che ne frena la libertà, alla mano che le chiude la bocca.
Io celebro la donna che vive la propria sessualità come vuole.
Io celebro la donna che si realizza tirando fuori ogni sua forza.
Io non celebro la donna che mi aggredisce per foga femminista.
Io non celebro le donne che trattano male gli uomini.

Io celebro la donna presidente, segretaria, manager, imprenditrice, rettrice, artista, dirigente, sindaca, assessora, generale, funzionaria, dipendente, astronauta, dirigente, casalinga, insegnante, moglie, madre, figlia, sorella, nonna, collega, amica.
Io celebro la chirurga che in un intervento doloroso mi ha stretto la mano, accarezzato la fronte e asciugato le lacrime.
Io celebro la donna che mi manda a quel paese quando sbaglio, quando mi comporto male.
Io celebro la donna che oggi festeggia liberamente e chi, nascosta, desidera farlo e non lo può fare perché non tutto il mondo è come il nostro paese.
Io celebro la donna che esemplarmente mi sta accanto ventiquattr’ore su ventiquattro nella gioia e nel dolore donandomi il suo essere donna, moglie, compagna, madre, professionista impegnatissima, facendomi sentire amato, completo, al sicuro, fortunato.

Io celebro la donna da uomo (che non ha una festa) che è felice di farlo e perché una festa dell’uomo non avrebbe senso. Che festa sarebbe?

Io oggi partecipo con schizzi di libere meditazioni sul bus alla giornata della donna che ha ancora il suo senso, il suo valore, per riflettere, per illuminare, per correggere, per salvare.

Raimondo Moncada

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