Non un semplice tatuaggio, ma una Sicilia incisa nel cuore

Una trinacria in corpo. Non mostri, donne nude, pensieri strani, promesse, nomi di gruppi musicali o del proprio amore. Ma la Gorgone, il simbolo della Sicilia, della propria terra.
Chi nicchi e nacchi? Chi ci trasi? si chiederebbe come sempre qualcuno.
Sono scelte. Di cuore. Che figurano e non sfigurano. Segni, indelebili, che decidi di inciderti per sempre in una parte precisa del corpo. Come ha fatto un mio amico, Vito Friscia. Quando gli ho visto la trinacria con una espressione gioiosa mi sono impressionato, piacevolmente. E non ho resistito a immortalarla con una foto. Mi è arrivato un sentimento, un messaggio forte: l’orgoglio di essere siciliano, di appartenenza a una terra, a una dimensione, a un luogo magico, al cuore del Mediterraneo, ricco di storia, di civiltà, di arte, di eccellenze, di emozioni, di coraggio (e anche di cose non belle che mettiamo tra parentesi).     

La trinacria, mi istruisce l’enciclopedia Treccani, è l’antico nome della Sicilia presso i Greci. Il suo simbolo è composto dalla testa della Gorgone, personaggio mitologico raffigurato con i capelli formati da serpenti intrecciati con spighe di grano. Dalla testa partono tre caratteristiche gambe piegate all’altezza del ginocchio, tre come i lati dell’isola del sole.   

Raimondo Moncada

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