Il pericoloso gioco del “Mi piace”


Ma quanto mi piace sto “Mi piace” di Facebook! Mi piace perché è un segno di umana condivisione. Anche se nella vita reale non mi piace – perché sono distratto, perché persone, cose o avvenimenti mi fanno antipatia – nella serenità di Facebook esprimo istintivamente il mio apprezzamento. E poi basta un colpo di clic col mouse. E passi avanti a un altro “Mi piace”: facile, veloce, gratuito. Non c’è limite alla piacevole attività del “Mi piace”. Ti può piacere di tutto, all’infinito: uomini, donne, eventi, frasi, battute, citazioni… anche se non ti piace, te lo fai piacere per forza, come segno di amicizia, di rispetto, di cortesia, di riverenza, di obbligo, di timore, di condizionamento, di schiavitù. Sì, “Mi piace!”, e pigi col mouse anche se non ti piace. Lo fai magari perché è tua moglie, perché è la compagna che vorresti avere, perché è il capo che non vorresti urtare, perché così entri nelle simpatie di attori, cantanti, campioni, enti, organizzazioni. Chi lo saprà mai se è un “Mi piace” onesto, sincero, trasparente, sentito, appassionato, riflettuto, per il quale hai trascorso una settimana di meditazione in un eremo in montagna, in ritiro spirituale?
A forza di “Mi piace” ti puoi far piacere a quella persona che ha sul profilo una foto bellissima che tanto ti fa impazzire: “Quanto sei bona!”
Ti sei innamorato di quella donna, sembra una modella, una star delle pubblicità televisive col sapone che gli schiuma tutto il corpo. Stai una giornata intera a pigiare il pulsantino della manina con il pollice alzato:“Ok, Mi piace!”. E ti fai piacere di tutto: la guerra in Libia, la guerra atomica, battute cretine, citazioni incomprensibili, cibi indigesti, i rifiuti sparsi in ogni dove nella tua città, il depuratore che non funziona e le fogne che riversano i rifiuti solidi umani nel mare dove solitamente vai a fare il bagno. Ti piace così tanto che alla fotografia dai pure un appuntamento. Quel giorno sospirato, quel giorno tanto atteso, ti sorride, ti viene incontro, sei a dieci, a cinque, a un metro di distanza da lei… va per abbracciarti, per porgerti le labbra, per baciarti e tu improvvisamente tiri avanti, indifferente. La persona che si è presentata davanti ai tuoi occhi, non è proprio quella della foto del profilo Facebook. Ci somigliava lontanamente… forse non ci somigliava per niente. Un furto di identità! Ritorni a casa. Ti rimetti di nuovo davanti al computer. Ti prometti che non cascherai più nello stesso errore. Ma poi ti lasci prendere la mano, anzi il dito. E ricominci il gioco del “Mi piace” sperando che, alla fine, ti piaccia davvero.

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