La bici supera l’auto: assicurazione, accise e pedaggi sulle pedalate

Ci costringeranno a pagare il bollo sulla bici, a stipulare un contratto di assicurazione alla due ruote a pedali, a dotarci di un dispositivo che misura l’aria consumata e a pagarla. È lo scenario che si prefigura dopo che le biciclette, in Italia, hanno sorpassato le automobili nelle vendite. 
Nel 2011, si è appreso da Repubblica, le automobili immatricolate sono state 1.748.143, le bici vendute 1.750.000. Qualcuno ha esultato, parlando di svolta ecologica contro l’inquinamento. Qualcun altro ha parlato dei disastrosi effetti della crisi economica e degli insostenibili costi per comprare e mantenere una macchina, con la benzina che ha sfondato quota 2 euro, con l’assicurazione che aumenta di ora in ora, con il bollo che ogni anno si deve pagare, con gli pneumatici che si consumano e si debbono cambiare, con i tagliandi dal meccanico che almeno ogni 20 mila chilometri si debbono fare. È  stato calcolato che la spesa per la manutenzione e l’uso dell’automobile in dieci anni, tra il 1990 e il 2010, è raddoppiata da 47 si è passati a 103 miliardi di euro.

La crisi morde e uno si organizza con le poche risorse che sono rimaste. Tutti in bici, dunque, per risparmiare. Con un euro non ci paghi neanche una moneta da un euro.
Ma con il mutamento delle abitudini determinato dal caro euro, c’è l’altra faccia della medaglia che ancora nessuno ha considerato. Venendo meno la necessità di usare la macchina non ha più ragione di esistere l’industria che la produce, con tutto l’indotto e l’occupazione. Vengono di conseguenza meno pure gli introiti dello Stato che con l’Iva sui prodotti venduti e le accise sui carburanti finanzia le proprie attività e assicura i servizi ai cittadini. La dimostrazione è il recente livellamento dei costi della benzina Super con il Diesel. Con poche macchine Diesel circolanti, il gasolio costava pochissimo. Quasi lo regalavano. Con l’aumento del numero delle auto a diesel vendute, il costo del gasolio è via via aumentato raggiungendo il prezzo della benzina.

Lo stesso ragionamento sarà seguito per le bici. Se tutti dovessimo accantonare l’automobile e inforcare la bicicletta, assisteremmo a inevitabili aumenti dei costi della due ruote e l’introiduzione di nuovi tributi diretti e indiretti. Da qualche parte lo Stato i soldi li deve prendere. Andando di fantasia, quale scenario si potrebbe prefigurare?

         Anche senza motori e serbatoi, sarà comunque obbligatorio fare a benzina al telaio delle bici;
         Sarà obbligatorio pagare il bollo;
    Sarà obbligatorio stipulare una polizza di assicurazione contro furti, incidenti, danni, incendi, atti vandalici;
    Sarà obbligatorio pagare i consumi d’aria respirata durante le pedalate nelle aree pubbliche (un apposito dispositivo anti truffe sarà collegato direttamente ai polmoni);
     Saranno istallati dei caselli in tutte le strade comunali, provinciali, statali e sulle trazzere. I ciclisti, all’uscita di ogni isolato, saranno obbligati a pagare il pedaggio così come avviene per le automobili nelle autostrade;
   Sarà obbligatorio pagare l’usura dell’asfalto che sarà quantificato con un apposito dispositivo elettronico che il proprietario dovrà istallare negli pneumatici;
         Sarà introdotta l’accise sull’aria consumata e sull’asfalto usurato.

Si dovrebbe comunque tornare indietro, almeno alla Magna Grecia, quando si camminava a piedi o si andava a cavallo come ci racconta, deliziandoci, l’opera “Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akragas”. 

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