Un regalo per il mio 49° compleanno? Ci ho pensato e ripensato. Mi piacerebbe rimuovere quel “4” dall’età anagrafica e ritornare di nuovo bambino a ripercorrere la strada della mia vita con corde più resistenti da annodare ai sogni, di quei sogni che poi si avverano e ti trascinano come aquiloni.
È un regalo che, a pensarci bene, non è solo un sogno irraggiungibile.
E non c’è d’andare all’Ufficio Anagrafe a prendersela con gli impiegati che quotidianamente aggiornano la contabilità del sistema anagrafico, registrando nascite, crescite e nuove vite.
Quel “4” lo posso togliere io stesso dalla testa, come anche quel “5” che inesorabilmente scatterà dal prossimo anno e mi accompagnerà per il prossimo decennio.
Al solo pensiero mi vengono i brividi.Perché dentro di me c’è sempre quel bambino di nove anni che gioca col pallottoliere dell’età e che ogni 15 marzo aggiunge una pallina alle altre perdendo il conto.
Ripensandoci, è una cosa terribile. Ogni anno all’Ufficio Anagrafe ti fanno invecchiare, ogni anno, senza alcuna pietà e alcun rispetto per i sogni di un bambino. Uno stress continuo, addolcito solo dagli auguri dei tuoi cari e degli amici, che ti fanno ritornare quello con quarant’anni di meno sulla carta d’identità (La prima è stata la mamma: con una telefonata alle 6,50 mi ha ricordato che, all’alba del 15 marzo di 49 anni fa, dal protetto grembo mi introduceva a questa vita).
Grazie di cuore a tutti per i pensieri affettuosi giunti a raffica pubblicamente su Facebook, privatamente su Messenger, WhatsApp, Sms, telefono, di presenza, via etere da altri mondi.
Sempre un graditissimo e commovente regalo.
Un abbraccio forte e un bacio babbalucioso (“babbalucioso” è uscito spensieratamente dalla testa di quel bambino che sono stato, senza pensare alla promozione della Crusca).
Raimondo Moncada
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