Arrivano gli Enonauti e giurano fedeltà a Bacco

Li vedi che si infilano il bicchiere nel naso. Ma cosa fanno? Sono maleducati? Pazzi? Ubriachi?
Te lo chiedi. È legittimo. Perché per te non è normale. Una persona normale beve il vino dalla bocca, tracannandolo tra un boccone e l’altro. Loro no. Li vedi che prendono con delicatezza la bottiglia, la mettono controluce, osservano a lungo il colore e le sfumature. Leggono l’etichetta, controllano l’anno della vendemmia e tutte le altre informazioni. Dopo, solo dopo, afferrano il cavatappi per la successiva, lenta operazione di apertura della bottiglia.
È tutto lento, come è lenta la cerimonia del the nel buddismo zen. Più rallenti, più gusti ogni minuto istante. È uno dei segreti, che devi saper vivere. The orientale e vino siciliano hanno lo stesso religioso trattamento. La differenza è che il The lo prepari, mentre il vino è già preparato da mani sapienti: dalla coltivazione della vite, alla raccolta dell’uva a tutto il processo della vinificazione. E loro sanno. Sanno tutto. Pure il nome di chi per ultimo ha messo il tappo. Hanno la capacità straordinaria di ricostruire la storia del vino dai suoi potenti effluvi che quel naso sensibilissimo affondato dentro un calice coglie, decodifica, interpreta, rappresenta.


Dal naso alla bocca, dove con un sorso fatto danzare sulle papille gustative, si completa ogni enologico racconto, nel bene e nel male. Perché i vini non sono tutti uguali. E non tutti lo capiamo. Loro sì. E li guardi e li ammiri. Ma come fanno? Passione, studio, cultura, e tante buone bevute e cieca fedeltà a Bacco, il dio del vino che ogni giorno celebrano per tanta straordinaria grazia. 

La Sicilia conta su ottimi vini, ne è inondata e sono richiesti in tutto il mondo. Così come conta su ottimi degustatori che bevono per estatica passione. Ogni sicula area ha i suoi pregiati vini e i suoi appassionati. La provincia di Agrigento ha Menfi che da oltre vent’anni celebra il vino di qualità con Inycon (quest’anno dal 23 al 25 giugno). E proprio a Menfi è nata in questi giorni un’associazione che ha al centro del proprio statuto, della propria ragion d’essere, l’eccellenza del vino. Riunisce sommelier, winelover e appassionati di enogastronomia. Si chiamano “Enonauti” e come loro primo presidente hanno eletto Michele Buscemi. 

Sono tredici i soci fondatori e sono già partiti in quarta creando subito una pagina su Facebook con tanto di logo (un calice con dentro una “e” a forma di onda di vino) e avviando i lavori per la realizzazione di un sito internet. “La mission – leggo nelle informazioni – riguarda la promozione e lo sviluppo dell’enogastronomia territoriale attraverso attività come degustazioni, eventi, visite in cantina ecc.”

Sono giovani legati da una passione comune, “ubriacante”, coinvolgente. E che hanno pure studiato, superando esami su esami, tappo dopo tappo, per riconoscere dall’odore e illustrare con umane parole la divinità custodita all’interno di ogni bottiglia, secondo i dettami di dio Bacco.   
Il vino è un piacere. È anche salute fino a certi sorsi. Ma è anche storia di un territorio, è ricchezza, economia. È cultura e anche un culto. 
È uno spettacolo vedere un degustatore chiudere gli occhi e farsi riempire l’anima da un’essenza che ha radici profonde. E quando bevi, in silenzio, idealmente in ginocchio, sei un tutt’uno con lo spirito della tua terra natia da cui, quando vogliamo, spremiamo il meglio. 
Raimondo Moncada

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