Dopo sette finali perse, sarà rivoluzione in casa Juve. Cardiff brucia. La mortificante e real manata in faccia fa male. La società è nera, i tifosi sono nerissimi, i giocatori sono in vacanza dopo il meritato uno-due Coppa Italia e Scudetto.
Cambieranno di sicuro gli obiettivi e forse anche i colori sociali. Per la prossima stagione, tanto per cominciare, la squadra potrebbe non giocare il campionato di serie A. Dopo sei scudetti di fila, senza storia, chiunque si annoierebbe. Non hai più stimoli. Spazio, pertanto, a chi da troppi anni è a zero tituli. La squadra bianconera potrebbe non giocare neanche la Coppa Italia dopo le tre vittorie di fila. In bacheca non c’è posto per altri trofei. Si dovrebbe comprare una nuova vetrina, ma nella stanza degli allori si è riservato uno spazio speciale a un piedistallo enorme per la futura Coppa dei Campioni, diventata un’ossessione.
Ogni forza fisica e mentale dovrebbe così essere concentrata per l’Europa, con lunghi ritiri pre-partita in monasteri buddisti a quindicimila metri di altezza, massaggi, musica zen, centri benessere, camomilla, psicoterapia di gruppo…
Ed ecco giungere, anche, la felice idea di un tifoso amareggiato. Un’idea geniale, risolutiva, che il tifoso propone per la prima volta alla società, sicuro di un positivo accoglimento. Perché – si domanda – non indossare per la prossima finale di Champions League la maglia dell’Inter o quella del Milan per vincere scaramanticamente la coppa più ambita, quella con le orecchie a sventola?
In questo modo – rileva – si conquisterebbe pure il cuore di quei tifosi avversari che in questi giorni di sfottò post Cardiff si sono fin troppo divertiti. A loro si lascerebbe libera la strada per la vittoria di Coppa Italia, campionato di Serie A, Supercoppa, tornei estivi, partitelle di allenamento e riscaldamento pre partita.
Raimondo Moncada
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