Troppe chiacchiere, fermato un pasticciere

Carro allegorico Carnevale di Sciacca
Non si può! Non si può entrare in una pasticceria e aspettare un tempo interminabile prima di ordinare quanto desiderato e richiesto da mia moglie e a cui non ti puoi sottrarre perché quando lei ordina deve essere esaudito e subito: “Oggi ho voglia di dolci! Per Carnevale me li merito”.

Se li merita e non solo per Carnevale. Cosi giusti! Ma giungere in pasticceria di primo mattino e non riuscire ad arrivare a casa in orario, per come promesso, prima di pranzo, ti rovina la giornata e anche il rapporto di quel giorno col tuo amore: musi lunghi, pasta scotta e letti separati.

Che cosa è successo? Avete l’ardire e l’insistenza di chiedermi: che cosa è successo?

Ritorno su quanto accaduto solo per voi perché ritornare su un evento che ti provoca un trauma non è normale. Di solito si evita, si rimuove, si oblia.

Mi avvicino alla vetrina della pasticceria e individuo il dolce richiesto da mia moglie, bello! buono! tutto imbiancato. Davanti a me c’è solo una persona che parla parla parla. Non fa altro che parlare. E io penso: ma che ha da parlare? E attendo, paziente, il mio turno col biglietto numero due in mano, che ogni tanto sventolo, mentre dentro friggo come una patata destinata alla frittura. Attendo, ostentando educazione, un’ora, due ore, quattro ore… oltrepasso l’orario del pranzo, trascorro tutto il pomeriggio in pasticceria in piedi e con le ginocchia gonfie e arrivo a pochi minuti dalla cena. Poi mi decido. Non si può attendere oltre: è inumano. Mia moglie si impossessa di ogni mio ossessivo pensiero che con le ore si sono moltiplicati e mi trapano il cervello.

Deciso: parlo pure io! Anche se nessuno smette di parlare. Mi sovrappongo al cliente della pasticceria e allo stesso barman dietro il bancone. Divento maleducato. Alzo la voce. Anche gli altri due alzano la voce. Dentro la pasticceria non si capisce più niente. Tutte le voci alzate di volume rimbombano e non si capisce più niente. Il titolare del locale si infastidisce e chiama le forze dell’ordine. Intervengono. Dopo pochi minuti fanno irruzione: mani in alto!

Io sventolo il biglietto.

Ci interrogano: che succede?

E noi, io, il cliente e l’addetto alla pasticceria, senza metterci d’accordo, in coro, all’unisono: “Niente, solo chiacchiere di Carnevale! Se non ora, quando?”

Gli agenti, in tenuta antisommossa, capiscono e si aggregano a noi, arrestando alla fine il titolare della pasticceria per non avere accettato le chiacchiere degli altri. Un fermo di polizia di 24 ore, senza più chiacchiere, dentro il laboratorio di dolci, per tutto il martedì grasso.

Rilasciato dopo poche ore, il titolare della pasticceria promette: “Almeno per un anno, niente più chiacchiere”.

Raimondo Moncada

P.S. Lo diciamo a beneficio di chi ha preso tutto per vero quanto sopra scritto, soffermandosi magari sul titolo ingannatore e linkandolo e commentandolo sui social: è tutto uno scherzo o meglio un racconto palesemente inventato, ludico, scritto in omaggio all’ultimo giorno di Carnevale. Si può mai parlare per ore ed ore con la bocca piena di chiacchiere? C’è comunque chi lo fa non facendo capire nulla, trasformando il dolce in amaro. Sono di quelle persone per le quali il codice penale dovrebbe prevedere l’arresto al primo tentativo di chiacchiera per tutte le incomprensioni che sono capaci di far nascere.

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