Facebook down e il panico compleanno


Ad Agrigento, a un anno, nella casa di Vicolo Seminario

“Il compleanno! E ora come faccio?”
Mezzo mondo nel panico per il blocco, strano, davvero strano, di Facebook e non per “qualche minuto di manutenzione” ma per ore e ore, dal pomeriggio a notte di mercoledì 13 marzo, data che entrerà nella storia ormai non più recente dei social.
Un panico che ha coinvolto tutti, me compreso, dall’America, all’Italia, alla Sicilia, ad Agrigento, a casa mia. I convincitori non hanno più saputo chi convincere. Gli odiatori si sono messi a odiare se stessi. I postatori si sono messi a scrivere sui muri. Ma c’è anche una numerosissima categoria di umani che maledice il proprio atteggiamento di procrastinare, di rinviare a dopo (“perché tanto c’è tempo!”) ciò che invece va fatto subito. È la categoria di chi, per amore, amicizia, affetto, conoscenza, rispetto, fa gli auguri a tutti quei contatti per i quali Facebook ti ricorda, con un’apposita funzione e icona, che quel giorno compiono gli auguri Tizio, Caio, Martino e Sempronio. E tu, a uno a uno, vai sul profilo del festeggiato e scrivi: “AUGURI”. E questo, tutto questo, nel giorno del Facebook Down non è stato possibile e c’è un numero imprecisato di utenti che sta trascorrendo una brutta giornata per i sensi di colpa perché ha deciso di rinviare al pomeriggio gli auguri ai propri fratelli, sorelle, padri, madri, amici, potenziali datori di lavoro… Ma ciò non è stato possibile. E non puoi, specialmente con determinate persone, permetterti di fare gli auguri il giorno dopo. IMPERDONABILE!


A Parigi, a 18 anni, nella gita di quinto liceo

Il compleanno si festeggia, ormai da tempo e alla grande, con gli amici di Facebook, sommerso per un intero giorno dagli auguri. Non ci vuole niente per essere festeggiati: basta inserire la propria data di nascita (oltre al sesso se ci tieni e alla città di provenienza se non ti vergogni) nella schermata dei dati personali ed è fatta! Alla faccia della privacy!
Tutti gli amici (o meglio un’altissima percentuale) quel giorno si premureranno a inviarti su ogni canale un pensiero: sulla tua bacheca, ma anche sulla bacheca di un altro amico in comune se quest’altro ti ha formulato gli auguri sulla propria pagina e non sulla tua, confondendosi.
È come quando uno ti pubblica la notizia di una persona defunta (che magari non conosce) e tutti a esprimere le proprie condoglianze alla famiglia proprio sotto la notizia linkata e che la famiglia non leggerà mai (e meno male! Perché sotto il messaggio di annuncio morte c’è pure tanto di “mi piace”).

Diciamocelo comunque FORTE FORTE: è bello sentirsi ricordati, considerati, abbracciati, sommersi da una montagna di affetto anche attraverso una semplice parola: AUGURI! Dalla mattina del giorno del tuo compleanno fino a notte, anche prima e anche dopo il giorno, ti arrivano sul tuo profilo Facebook centinaia e centinaia di messaggi a cui vai poi dietro per ringraziare. Un tempo ringraziavo uno a uno trascorrendo il giorno del mio compleanno su Facebook a scrivere grazie a ognuno, per amicizia, per educazione, non facendo nient’altro e mi arrabbiavo quando mi chiamavano per spegnere le candeline.
Con Facebook è diventato tutto facile. C’è fin dall’inizio quel meccanismo che ti ricorda il compleanno dei tuoi tremila, quattromila, cinquemila amici, e non devi fare altro che fare gli auguri ogni giorno, anche a chi non conosci anche se ti è amico su Facebook, con la conseguenza però che vieni assalito dall’ansia quando per cause non dipendenti dalla tua volontà non apri Facebook (per un viaggio, per mancanza di segnale, per manutenzioni in corso o per il Giorno del Mistero) e stai intere giornate a pensare al parente o all’amico che avrà fatto dinsicuro il compleanno e ci sarà rimasto male malissimo – togliendoti subito l’amicizia – perché tra i cinquemila messaggi di auguri non ha trovato giusto quello tuo (perché i “mi piace” li controlla uno a uno, trascrivendoli pure su un quaderno di carta a futura memoria).
Prima dell’avvento del memo-automatismo di Facebook, i primi a festeggiarti il compleanno erano di buon mattino i tuoi genitori e i tuoi fratelli o sorelle (o anche dopo la mezzanotte del giorno precedente). Poi ti arrivavano le telefonate della nonna, del nonno e di altri parenti stretti. Poi i vicini di casa. Poi a scuola, i tuoi compagni di classe che col tempo diventavano i tuoi amici e con i quali si organizzavano pure serate con le pizze del panificio e balli sia con canzoni disco sia con le canzoni di Baglioni e Cocciante che ti facevano scegliere la compagna o il compagno (o i loro amici fino a quel momento sconosciuti) con cui condividere il lento romantico, corpo a corpo, con la mano destra che prendeva sempre più coraggio nell’abbraccio, e con il mento e la mano sinistra sempre più poggiati sulla spalla in avvicinamento al collo. Il soffio sulle allora poche candeline e il taglio della torta concludevano una serata memorabile che poi si ripercorreva dopo qualche settimana quando ti arrivava lo sviluppo su carta delle fotografie, quelle scattate con le prime macchine cick-ciack (stavi a pregare per giorni, con il terrore che venissero bruciate).
Gli auguri erano fisici, solo fisici, di contatto, limitati, gestibili, in giornate che diventavano occasione per incontrarsi ed essere festeggiati di presenza, guardandoci negli occhi e sentendo i cuori pulsare, non solo quando ci si avvinghiava durante “Questo piccolo grande amore” o “Margherita” o “Victims” o “Careless Whisper”.
Oggi è tutto diverso. C’è così tanto, così troppo, così in sovrabbondanza, che rimpiango il gli auguri, la telefonata, il calore muto di un abbraccio di una volta. Ed è anche per questo che qualche anno fa ho deciso di cancellare da Facebook la mia data di nascita (il 15 marzo) e, dunque, affrancarmi dalla dittatura dell’automatismo social che ricorda a tutti il mio compleanno; così come ho deciso di non andare più a guardare l’icona che mi ricorda i compleanni quotidiani degli altri per non vivere d’ansia la mia già ansiosa quotidianità.
Sono ritornato antico, in un mondo che sta correndo troppo in direzione del medievale futuro, travolgendoci anche negli affetti.
Grazie infinite per gli auguri.

Raimondo Moncada
www.raimondomoncada.blogspot.it

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