La Brexit favorisce il siciliano


Gli inglesi rinunciano all’inglese estero. Hanno deciso di lasciarci, lasciare noi forzati d’inglese, a forza di voti. Vogliono abbandonare l’Unione Europea e stare da soli, autodeterminarsi. Sono isola, come la Sicilia, la mia terra. Siamo uguali in questo, come siamo uguali nella bella lingua: gli inglesi hanno l’inglese, i siciliani il siciliano. L’unica grande differenza è che loro non hanno mai fatto lo sforzo di capirci, di venirci incontro con la lingua insegnando e imparando il siciliano; noi siciliani abbiamo invece fatto il doppio sforzo di imparare l’italiano per comprendere tutti gli altri connazionali e imparare a scuola, o cercare di imparare nella vita, la lingua inglese per farci capire da chi parla britannico. 

Ora hanno deciso: FUORI DALL’EUROPA. NON NE VOGLIANO PIÙ SAPERE. CE NE ANDIAMO: BYE BYE! 

Mi chiedo: se gli inglesi ci lasciano veramente, siamo ancora obbligati a imparare la camurrìa di inglese che, non parlandolo e non capendolo, quando vado in un altro paese europeo mi sento un limitato, un cretino? 

E allora, se loro, gli inglesi, hanno deciso di togliere il disturbo, mi decido pure io: mi libero dall’ossessione di imparare l’inglese. E non solo! Decido pure e macari di ripulire la mia lingua quotidiana da tutti quegli inglesismi che hanno inquinato la mia cara lingua nazionale che merita un grande rispetto e che non si finisce mai di apprezzare e di imparare. 

Da non inglese, appoggio pure io la Brexit linguistica, mandando al loro paese le parole di quel paese. Non dirò più al siminzaro: “mi faccia un coppo all inclusive con nocciolina e simenza”, ma “mi faccia un coppo con tutto quello che ha senza esclusione di coppi”; non dirò più: “faccio un coffee-break che sono stanco”, ma “faccio una pausa per il caffè, il the, con cappuccino e biscotti a tinchitè ca sbracavu”; non dirò più: “sono stato aggredito da una baby gang”, ma “mi ficiru a facci a muffulettu da una banda di neonati; non dirò più “bye-bye”, ma semplicemente “ciao ciao”; non dirò più “city-car” ma “machinedda”; non dirò più: “mi hai stressato” ma “m’abbuttasti”; non dirò più: “sono un influencer e ho centomila follower e non mi alzo per 80 mila euro per fare la guest star alla kermesse clicca sul link e condividi”, ma “sono nessuno e mi piacerebbe avere centomila tifosi che fanno quello che io dico, anche parlare finalmente il siciliano per come merita, del tutto free, ovvero gratuitamente, liberamente, senza camurrie”. 

Il siciliano potrebbe sostituire benissimo l’inglese come lingua universale. I siciliani, che da emigrati, hanno raggiunto ogni continente, potrebbero facilitare il raggiungimento di questo obiettivo. Invece di parlare inglese, americano, tedesco, francese, spagnolo, portoghese, australiano, potrebbero parlare la lingua dei loro genitori e nonni. 

Forza picciotti! Ci la putemu fari. Facciamoli noi madrelingua i corsi di siciliano agli inglesi e a tutti gli altri europei con omaggio un bel viaggio di istruzione in Sicilia. Capemuni. 

Raimondo Moncada

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Proudly powered by WordPress | Theme: Baskerville 2 by Anders Noren.

Up ↑