Il coronavirus e l’occhio mandorlizzato

Tutto ormai ci sembra coronavirus; non parliamo d’altro in questi giorni convulsi: a letto, a tavola, in bagno; i giornali e le tv non parlano d’altro, sui social non parliamo d’altro e per non rischiare, anche se per la verità già dentro ci sentiamo in pericolo, ci guardiamo a destra e a sinistra sopra e sotto avanti e dietro con la paletta in mano pronti a cacciare mosche e zanzare; c’è chi comincia a fare attenzione a non toccare ad avvicinare a entrare ad annusare ad assaggiare a indossare a respirare specialmente quando le sue antenne sensibili si accorgono che nelle vicinanze ci sono persone che per la loro caratteristica e non occultabile fisionomia potrebbero averlo dentro, solo per la loro fisionomia, perché la mente arcaica fa all’istante i suoi collegamenti e i suoi calcoli e collega il virus agli occhi a mandorla e tutto ciò che è oculus amandola (lasciatemi passare questo sbagliato latinismo) o simile alla forma della mandorla (la stessa forma dell’amigdala, la centralina d’allarme del cervello) deve essere evitato per non rischiare di morire almeno col pensiero.

Si arriva anche a questo, irrazionalmente. 

È inumano, ma a questo costringe l’impulso primordiale non filtrato dalla razionalità. Trascinato dall’isterica fobia, l’uomo irrazionale fa scelte di sopravvivenza, come quando combatteva contro i dinosauri e per distruggere i dinosauri si è inventata la glaciazione del mondo mettendo i dinosauri in freezer e in frigo tutto ciò che somigliava ai dinosauri anche se i dinosauri non erano come gli uomini-dinosauri che avevano l’unica colpa di somigliare ai dinosauri e anche loro sono finiti ibernati.

E quando ci assale la paura vediamo dinosauri ovunque, anche nell’inerme giocattolo del nostro bambino di tre anni. 

Restiamo allora chiusi in casa che è meglio, in attesa di un nuovo frigorifero globale e nel frattempo additiamo e accusiamo ed emarginiamo e diffondiamo il panico anche senza virus sfruttando la viralità dei social dove scriviamo e leggiamo di tutto, anche le cose più assurde, trovando pure chi ci crede: si poteva fare prima e si poteva fare meglio; perché la quarantena e non l’ottantena? ora è troppo tardi per i provvedimenti d’emergenza, ci dovevate pensare prima! e lo dico io che non sono scienziato ufficiale ma scienziato di fatto; gli occhi a mandorla! fate attenzione a tutto ciò che ha la forma oculis amandula perché può avere degli influssi magico esoterici nucleari e l’occhio – se ci fate caso – già vi tira da un lato mandorlizzandosi e non avete la mascherina protettiva che qualcuno comincia ad indossare perché non si sa mai ed è un guaio serio non averla anche perché non se ne trovano più in magazzino: la chiedi, la prego!, la supplico!, ma tutte sono già state acquistate o prenotate per i prossimi cinquant’anni anni, per sì e per no. 

Ci lasciamo prendere dall’ansia. Sentiamo il batticuore. E ci assale un senso di impotenza: potevo studiare medicina con specializzazione in antivirus all’università invece di una inutile laurea in ingegneria informatica aerospaziale!?

Ma gli occhiali, i miei occhiali da vista mi salveranno la vita?

E quanta scorta di occhiali dovrò fare per resistere nei secoli agli attacchi del nuovo virus che ci cinge a corona fino a soffocarci? Un occhiale basta o ne debbo indossare più di uno? Quello concorrenziale a un euro va bene? oppure debbo ricorrere a quello di marca a mille euro con tanto di etichetta pubblicizzata su manifesti giganti che mi ritrovo sbattuti in faccia quando apro il balcone? Anche se quello di marca a mille euro è costruito nella stessa fabbrica dove costruiscono gli occhiali a un euro, va bene lo stesso? 

Non so fino a quando resisterò a farmi tutte queste domande e altre ancora che mi bruciano il cervello primordiale, ma debbo provare dei rimedi da solo, fai da te, perché le soluzioni arrivano sempre per caso e sono sempre efficaci come quando col potere della convinzione ti curi un mal di denti con la borsa dell’acqua calda. 

Secondo me è giunto il tempo per inforcare un altro occhiale e metterlo sopra quello che ho, magari uno di marca a mille euro e uno di concorrenza a un euro, metterli assieme, uno sopra all’altro, perché l’unione fa la forza. Provare non costa niente. Chissà se la combinazione mi proteggerà dall’imminente attacco?

Intanto potrebbero chiudere gli spazi aerei, erigere un bel muro di cemento armato con acciaio inossidabile per impedire al virus di entrare volando di nascosto, eludendo i controlli del limitato occhio umano. Io per sì e per no ho sigillato porte, finestre e balconi di casa mia: non entrano più quei maledetti spifferi che sono stati la causa di tante influenze virali e starnuti a raffica militare che per pigrizia, per stare sulla poltrona su Facebook, non ho mai tappato. E, con la cuffia della doccia nei capelli, spengo pure computer e cellulare che i virus potrebbero entrare da lì. E poi con due occhiali già non ci vedo più e vedo sempre più mandorlizzarsi anche l’altro occhio. Non funzionano! Gli occhiali da vista, accavallati, porca miseria, mi hanno reso cieco e più vulnerabile. Proverò con gli occhiali da sole, il sole se preso nelle giuste dosi fa bene. Dovrò provare tutte le dosi anche a rischio di bruciarmi, ma meglio bruciato di sole che bruciato in compagnia. E gli antichi detti non sbagliano mai. Questa è la strada. Mi salverò! Mi salverò!

E questa è anche la speranza in un momento da incubo e di incubi a occhi aperti, come quello sopra raccontato, in cui si rincorrono notizie su notizie, paure su paure, incontrollate, incontrollabili, con tutti a dire la propria e a condividere sui propri profili social anche notizie sballate, distorcenti, che non fanno altro che alimentare e virilizzare il timore e a farci allontanare da ogni potenziale pericolo, emarginandolo, anche se, allo stato delle cose, pericolo non è. 

È giusta la prevenzione, giustissima!, sono giuste le misure sanitarie, giustissime e va bene pure esagerare!, ma lasciamo che siano le autorità nazionali e mondiali a gestire la situazione e a dirci come comportarci, con la forza della scienza e della ragione e non con la spinta dell’emotività che non ci porta da nessuna parte se non al medioevo, a una caccia all’untore che potrebbe anche non avere gli occhi a mandorla ma quelli a fastuca del cacciatore, e provocare un effetto folla che calpesta ciecamente ogni cosa. 

Piena fiducia nell’uomo che ragiona e non in quello che straparla, che stracondivide, che strapazza senza ragione. Vinciamo tutti assieme questa battaglia, da est ad ovest, da nord a sud, uniti e compatti, senza alcuna distinzione di nessun tipo, perché di fronte al virus siamo tutti uguali. 

Raimondo Moncada

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