Chiudere le librerie e aprire le mani

Chiudi: e perché hai chiuso? 

Apri: e perché hai aperto? 

Socchiudi: e perché hai socchiuso? 

Apri con gradualità: e perché quelli sì e noi no? E quelli no e noi sì?


La tragedia del coronavirus ci ha spiazzati, sconvolti nel profondo e ogni difficile e sofferta scelta dall’alto viene contestata dal basso nell’immediato per poi essere rivalutata, per poi essere di nuovo bocciata e così via. Non mi vorrei trovare nei panni di chi è chiamato a decidere e ad assumersi responsabilità che solo la storia giudicherà fra qualche anno, dopo il giudizio insindacabile e feroce dei social – che ogni giorno leggo – dove trovi ogni tipo di giudizio e ogni tipo di sfumatura. Luogo da dove si esce comunque con le ossa rotte, qualsiasi decisione si prenda a qualsiasi livello, locale, regionale, nazionale, europeo, mondiale. Negli ultimi giorni si discute tanto di numeri, di curve che non si impennano più e che si abbassano e che, dunque, potrebbero già portarci a pensare a un piano per far ripartire l’economia, messa al minimo per motivi di emergenza sanitaria. Il decreto del presidente del Consiglio del Ministri del 10 aprile comincia a consentire le prime aperture, dal 14 aprile, come le cartolerie, le librerie, i negozi di vestiti per neonati e bambini, che si aggiungono alle attività mai sospese. Un inizio, un filo di ottimismo, dopo settimane di lutti e di dolore per le migliaia di vittime con numeri spaventosi, da bollettino di guerra. 

Questo ha scatenato dibattiti vari tra i cittadini ma anche tra gli stessi imprenditori e commercianti, alcuni autorizzati ad aprire dopo Pasqua altri messi in attesa. Un dibattito che anima vari profili e pagine social, ma anche tv e altri media e che ti stordiscono per le posizioni ora convergenti ora divergenti. 

Ecco una sintesi schizzata della decisione (o ipotesi di decisione) e della reazione: 


Apri le librerie: e perché le librerie? a che servono le librerie? chi legge oggi? chi spende per un libro? E che motivo ci scrivo nell’autocertificazione? Perché noi librai dobbiamo aprire se non viene o non fanno venire nessuno?


Chiudi le librerie e apri le officine considerato che le macchine sono nel frattempo invecchiate nelle prolungate soste o nei mini spostamenti consentiti: e perché le officine e non invece le concessionarie di macchine nuove con l’abitacolo autosanificante, autodisinfettante, autocertificante? 


Apri i negozi per bambini che nel frattempo sono cresciuti con i vestiti da piccoli: e perché aprire i negozi per bambini considerato che i bambini non possono uscire se non accompagnati e autocertificati dai genitori?


Chiudi i negozi per bambini e apri i negozi per adulti: e perché i negozi per adulti che sembrano vietati ai minori e ci vuole la carta d’identità per entrare e nel frattempo la carta d’identità è scaduta?


Apri tutto: e perché hai aperto tutto che ci hai fatti contagiare con il virus di ritorno che dovevi prima prevedere e fermare, che dovevi prima darci i vaccini, non costringerci a vaccinarci che non è un obbligo, che i vaccinisti sono peggio dei vaccinati, che dovevi prima regalarci le mascherine che a San Valentino ho fatto una malafigura colossale regalando un modesto anello di diamanti? 


Chiudi tutto: e così ci fai fallire! 

Riapri tutto: e ci devi dare il tempo per riabituarci. 

Apri e chiudi apri e chiudi: o apri o chiudi!


C’è di nesciri pazzi! pazzi! pazzi! 


Lasciamo decidere la Rete, democraticamente, che così in massa ci convinciamo in un istante anche senza capirci nulla, anche senza la fatica di approfondire aprendo un libro, un fascicolo, una pagina, gli stessi provvedimenti (che sono diventati così tanti che pure ti sei perso). Decidiamo tutti assieme, con l’elementare sistema dei social – perché tutti guardiamo ormai ai social e tutti ci rivolgiamo ai social -, e prendiamo la direzione ritenuta quella emotivamente più giusta e che possiamo liberamente cambiare subito dopo. 

Se si dovesse indovinare la scelta, tutto bene, potremo gridare ai cinque o sei venti: il sistema funziona, lo possiamo replicare! 

Se non si dovesse indovinare, andremo a sbattere ovunque e con chicchessia per scelta di popolo web, con un istintivo click e nessuno si potrà più lamentare con nessuno se non con se stesso e con noi stessi non ci possiamo lamentare. 

Nell’attesa di una social decisione, e nella titubanza della scelta, potremmo d’imperio decretare la chiusura delle librerie riaperte per decreto e passare alla lettura delle mani. Abbiamo tanto bisogno di leggere il futuro che, dicono i maghi amanuensi, è scritto con chiarezza analfabetica nelle linee delle nostre palme. 

Non è vero? 

Leggiamo buon libro che ci apre la testa e, con la testa aperta, mettiamo piede in una libreria autorizzata di cui dobbiamo pretendere l’apertura così come di tante, tutte le altre attività culturali, artistiche, artigianali, professionali, industriali, sportive, d’intrattenimento, di spostamento ecc.  rispettando (e non forzando) i tempi che saranno decisi dagli scienziati e tutti i protocolli sanitari di sicurezza che, in attesa dell’uccisione del virus killer, continueranno a cambiarci la vita che deve, comunque, con nuovi modi e con tutte le cautele possibili, riprendere. 


Raimondo Moncada  

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