No, non mi sto preparando a entrare in zona gialla.
Camminando, questa sera, con le mie due gambe, la mia attenzione è stata attratta da quest’auto. Che non è una normale auto. È la piccola auto della mia piccola vita. Parlo della mia infanzia. Questa mitica Fiat 500 di colore giallo è stata l’auto di mio zio Pietro e di mia zia Mela quando io non frequentavo ancora le scuole elementari.
Ricordo ancora l’adesivo “Ferrari” nel cofano. E per me, a quell’età, non era una Fiat 500, ma proprio una Ferrari con tutta la sua potenza.
E quest’auto, la 500, di un altro colore, mi rimanda ancora più indietro nel tempo. Non ero ancora nato. Ma ero nei pensieri di chi desiderava generarmi, mettermi al mondo. È stata la prima auto di mio padre Gildo. L’auto con la quale, con un solo piede, ha imparato a guidare. E con questa auto mi ha portato, assieme alla mamma, a mia sorella e ai miei fratelli, in centro Italia, dalle sue sorelle, dalle mie zie Lidia e Alfonsina, e nei luoghi dove ha perso l’altra gamba, durante la Resistenza, anche lui piccolo, come la 500 dell’immagine.
Pezzi di storia.
Raimondo Moncada
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