Sarò Jeeg Robot d’acciaio con vaccino eterologo

Esco dall’Hub vaccinale eterologo. Sì, mi sento proprio tutto eterologo. 

Prima dose AstraZeneca il 15 maggio, seconda dose Pfizer, oggi 17 luglio 2021. 

Ho lasciato alla fine decidere i medici e le indicazioni che hanno avuto dal nostro Ministero della Salute.

“Io – ho detto quando mi hanno chiamato per scegliere – non sono nelle condizioni di capire, mica sono uno uno scienziato, mica sono un vaccinologo. Che scelgo? Eterologa? Monologa? Multirologa? Non sono un idraulico e non ne capisco un tubo. E poi Facebook mi ha confuso e mi hanno confuso pure scienziati e vaccinologi che hanno studiato scienze e non si trovano d’accordo”.

Comunque sono contento della scelta dei medici che mi hanno dato dei consigli che ho accettato (anche via Facebook, da Agrigento, durante l’attesa, nel post che annunciava il mio ritorno al patibolo). Mi hanno detto che l’eterologa funziona meglio e moltiplica così tanto gli effetti protettivi che nelle prossime ore rischio diventare Jeeg Robot d’Acciaio. E me ne sto convincendo. 

Speriamo bene. Ma dovrò attendere il decorso della vaccinazione. Ci potrebbe essere nel mio corpo uno scontro all’ultimo sangue tra le due dosi: un’AstraZeneca incazzata nera per non essere stata coerentemente raddoppiata e la dose odierna di Pfizer che con la spirtizza della supremazia cerca di occupare ogni atomo della mia carne. 

Sono, diciamolo, un sopravvissuto alla prima dose perché così mi ritengo considerando i tanti scettici incontrati sui social e non solo. E da sopravvissuto mi auguro di sopravvivere alla mia insistenza vaccinale. Magari ci sarà bisogno di una terza dose e spero di arrivarci superando indenne, capace di intendere e di volere, il mio secondo traguardo. 

Resisto in vita. 

Un’annotazione. C’è chi della mia giovane età (under sessanta) ha scelto la coerenza: “Prima e seconda di AstraZeneca e comu finisci si cunta!”. Ne ho parlato con un’amica in sala attesa reazioni dell’Hub, dopo il vaccino, riconoscendoci dalla fronte essendo coperti dalle mascherine. 


C’è una confusione totale e ancora oggi, dopo più di un anno di camurrìa, ogni morte sospetta viene legata al vaccino pur non essendo dimostrato il nesso, pur non essendo ancora in presenza di autopsia ed esito di autopsia. E non vi nascondo che sono entrato nell’hub (ma non lo potevano chiamare centro?) con una raffica di pensieri neri che ho cercato di combattere con i guantoni di pugilato: 

“E se fosse così? E se dovesse accadermi la stessa cosa? E se mi dovessi sentirmi male? E se mi dovessi sentir più male della prima volta quando ballavo sul letto? E se questa mia testimonianza fosse l’ultima?”

La temperatura del’hub non mi ha aiutato. L’aria condizionata a palla ha raffreddato così tanto l’ambiente da farmi abbassare la temperatura del corpo e farmi sentire un morto in attesa di essere ucciso. 

Scrivo allora queste mie memorie, come è accaduto per la prima dose, consapevole sempre del gesto che compie ogni cittadino che decide di vaccinarsi affidandosi alla Scienza e seguendo la soluzione decisa da tantissimi Stati al mondo e tutti diversi. 

Scrivo, così se dovesse succedermi qualcosa meriterò con questa prova scritta l’inevitabile gogna social: “È proprio quel cretino che ha difeso fino a oggi i vaccini: se lo merita!”

C’è chi non aspetta altro. 

Buona fortuna a me, allora. Vi ho voluti bene. Un saluto e un abbraccio a chi ha deciso di non vaccinarsi o di non raddoppiare la dose e leggerà magari in mia assenza queste mie ultime parole con la foto post vaccino che ho provato a non fare ma in quel momento è stato più forte di me: “Sarà un aiuto a chi vorrà prendermi per il… in giro. Con l’immagine si divertirà di più”.

Raimondo Moncada 


































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