Ha fatto bene Andrea Camilleri ad andarsene via dalla sua terra con il suo Montalbano e a regalare eterna notorietà e ricchezza a Ragusa, Scicli, Santa Croce Camerina grazie alle ambientazioni dei film ispirati ai suoi romanzi sul celebre commissario di Vigata. È il pensiero che è emerso nella mia testa leggendo certi commenti sui social (arrizzanu li carni) dei miei conterranei dopo la prima puntata della seconda stagione di Màkari, trasposizione televisiva tratta da opere dello scrittore agrigentino (di Racalmuto) Gaetano Savatteri. Una puntata in prima serata su Rai Uno premiata dall’Auditel, da ascolti record, cinque milioni e mezzo di spettatori che hanno sentito tantissime volte il nome della città dove sono nato e cresciuto, cinque milioni e mezzo di persone che hanno visto meraviglie, luoghi unici al mondo da diverse e suggestive angolazioni. Numeri che sono il segno di un pubblico ormai affezionato alle storie dei due protagonisti, Saverio Lamanna e Peppe Piccionello.
Non entro nel merito della storia, della trama, della sceneggiatura, della recitazione, dei ritmi, delle luci, dei colori, delle inquadrature, della resa televisiva delle storie di Savatteri, perché ognuno ha i suoi gusti personali e un film, un libro, un personaggio, un attore, un regista, un autore, un gelato, possono piacere a uno e non piacere a un altro. È giusto così.
Mi soffermo su un altro aspetto che è stato toccato da alcuni commenti che ho letto: la promozione della città di Agrigento, con la sua Valle dei Templi e altre bellezze. Perché è stato criticato anche questo aspetto. Ho letto certuni affermare che Agrigento e la sua Valle non hanno bisogno di promozione e che ci sono state e ci saranno trasmissioni televisive molto più efficaci.
Perfetto!
Sono commenti che invitano le future produzioni televisive e cinematografiche, in cerca di location, a stare alla larga dalle bellezze della mia città natia e del suo circondario. Io stesso per la trasposizione filmica del mio libro Il Putthanone di Akragas, ambientato nel cuore della Valle dei Templi, mi sto convincendo a chiedere alle grandi produzioni di creare un hot set in una località remota e non nel Tempio di Giunone, ad Agrigento. Il mio racconto La Valle dei Templi la girerò in Valle D’Aosta. Per le avventure di Joe Pitrusino e Joe Pod – scritte con Max Damiano – punterò invece su Cinecittà o su Hollywood, ancora debbo prendere una decisione e in questo momento non posso essendo emotivamente provato e confuso e impegnato in cose più importanti. In questo modo non mi criticheranno per la promozione, ma mi contesteranno come hanno contestato (dopo il grandissimo successo del film con annesse straordinarie location) Andrea Camilleri: “Perché ha permesso alla produzione di Montalbano di andare nella lontana provincia di Ragusa (dove, da siciliano, sono stato dopo aver visto le fiction) e non si è invece impuntato a far scegliere la sua provincia di Agrigento dove sono pure ambientate le storie del commissario?”
Concludo dicendo che se (‘nzamà) dovessero venire nuovi turisti a causa della promozione di Màkari, bisognerà bene organizzarsi per respingerli dal nostro territorio. Se non dovesse arrivare nessuno, saremo più contenti e avremo argomenti per criticare chi non ha fatto promozione.
Troppu cinima.
Raimondo Moncada
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