Buon compleanno Elvira

La storica casa editrice Sellerio ricorda chi le ha dato vita, chi l’ha fatta diventare grande partendo dalla Sicilia, dal sud Italia. La ricorda nel giorno del suo compleanno: 

“Il 28 maggio 1936 nasceva Elvira Sellerio anima e fondatrice con il marito Enzo di questa casa editrice. La ricordiamo oggi, e in ogni pagina del nostro lavoro con grandissimo affetto, ammirazione e gratitudine”.


La Sellerio la ricorda con parole tratte da La memoria di Elvira, il libro che ne onora il ricordo attraverso l’affettuoso racconto di ventitré tra autori e collaboratori della casa editrice. 



LUISA ADORNO: “Solo in lei ho notato che più passava gli anni tuffata nella passione del lavoro, col successo che le arrideva, più fioriva in bellezza. Il massimo per me lo raggiunse coi capelli corti corti tutti bianchi. Una bellezza che mandava luce, d’intelligenza, di compiutezza di sé”.


MARIA ATTANASIO: “Una polimorfica passione di lettrice, che letterariamente mi spiazzava. Quando le chiesi che cosa, al di là del suo lavoro di editrice, veramente le piacesse, mi rispose che la letteratura era per lei inscindibilmente connessa al divenire delle infinite trame della vita”.


ATTILIO BRILLI: “Elvira Sellerio mi spinse ad esplorare gli angoli più ascosi dell’orto letterario per individuarvi tardive fioriture e i più rari frutti di stagione”.


ANTONINO BUTTITTA: “Era una finestra spalancata sulla cultura dell’Occidente. Elvira non era una stampatrice. Leggeva tutto: le cose mie e degli altri, anche quando si trattava di cose minori. Aveva capito che il mistero del sapere e dell’arte si occulta nei dettagli ed era sorprendente la sua rapidità nel saperli cogliere”.


ANDREA CAMILLERI: “Ho novant’anni e sono al termine della mia carriera. Posso dire con un certo orgoglio che la lezione che Elvira mi fece fu la prima ed unica lezione di scrittura nella mia vita”.


VINCENZO CAMPO: “Credo che la signora Sellerio pensasse da tempo a come il blu dei suoi volumi potesse attraversare il portone di scuola e contribuire all’educazione sentimentale dei giovani lettori. Il maestro – la maestra – del resto occupava un posto privilegiato nella sua immagine di società civile. Il mestiere di insegnante contribuiva in modo determinante, se ho ben inteso il suo pensiero, al formarsi di una civiltà perfezionata”.


LUCIANO CANFORA: “Si sviluppò negli anni dall’82 all’85 una lunga e intensa collaborazione tra me ed Elvira Sellerio intorno a un libro che alla fine fu intitolato La sentenza. Potrei dire che di quel libro essa fu, in certo senso, «coautrice». Sviluppò una massa enorme di ricerche, indagini, contatti personali con personaggi spesso totalmente dimenticati, caccia alle rarità bibliografiche, inseguimento di vecchi fondi siciliani”.


FRANCESCO M. CATALUCCIO: “Nel salutarci strinse, con tutte e due le mani, la mia, e sorrise dicendo: «Mi raccomando!». «Certo», risposi, «ma i tempi sono stretti e poi non sono sicuro di voler fare, alla mia età, lo scrittore» aggiunsi. La risposta di Elvira Sellerio fu: «Deve essere»”.


REMO CESERANI: “Credo sia stata proprio la forte attenzione che aveva per le trame coinvolgenti della narrazione letteraria, come per le passioni civili, a guidarla nella sua infaticabile attività editoriale”.


MASOLINO D’AMICO: “Elvira possedeva, tra le altre ovvie doti di gusto, cultura, saggezza, anche qualcosa che si chiama istinto. E grinta per imporlo. Se invece di seguire la professione nella quale eccelse si fosse dedicata, come tante altre signore-bene della sua generazione, alle carte da gioco, sarebbe stata temibilissima.


GIANFRANCO DIOGUARDI: “Le nostre conversazioni erano sempre ingentilite dal suo magico e personalissimo lessico costruito su parole chiave quali «radioso», «grazioso», e ancora «fulgore», «serenità», «letizia», «fantasia», e poi sempre sulla soavità della sua voce il cui suono ancora percepisco”.


DARIA GALATERIA: “Il libro era per lei innanzitutto una storia – credo che tutto sia iniziato, da piccola, dai riassunti che faceva ai fratelli dei libri che leggeva – ma anche un oggetto di alto artigianato. Ancora oggi, grazie anche al blu inventato da Enzo, sono i più belli del mondo”.


ALICIA GIMÉNEZ-BARTLETT: “Tra le tante celebrità che mi hanno lasciata fredda Elvira Sellerio è stata l’unica eccezione. Il motivo? I suoi meriti professionali certamente mi impressionavano, ma quella che ebbi davanti era una donna forte, profondamente intelligente, ironica, seducente, adorabile, e fu soprattutto questo a conquistarmi”.



MARIA JOSÉ DE LANCASTRE: “Ho incontrato Elvira Sellerio solo poche volte, tuttavia credo di poter dire che ci sia stata una vera amicizia fra noi. Per quello che aveva costruito, certo, una splendida casa editrice, e perché aveva pubblicato quei piccoli libri di Antonio che lei aveva capito subito essere dei grandi libri”.


ALESSANDRA LAVAGNINO: “I consigli di Elvira? «A volte bastano poche, pochissime parole… Un a capo dove non te lo aspetti…». E: «Bada che non è proibito dire la verità: non sempre»”.


SALVATORE SILVANO NIGRO: “Aveva voluto che i miei risvolti ai romanzi di Camilleri fossero, in miniatura, dei racconti critici. E da allora è cambiato il mio modo di scrivere saggi. […]

Quando andrò in pensione, raccoglierò in un volume i miei saggi sparsi. Intitolerò il libro Patto con il racconto. Lo dedicherò a chi a quel patto volle educarmi, in quella libera Università che per me è stata la casa editrice Sellerio”.


SANTO PIAZZESE: “L’ho sempre pensato con l’iniziale maiuscola, il vocabolo «Signora», quando l’associavo mentalmente a Elvira Sellerio. E devo persino averlo inconsapevolmente pronunciato in un modo da fare risultare sempre palese la esse maiuscola, a chi ascoltava. Da quel momento avrei usato solo il vocabolo «Signora» tutte le volte che mi sarebbe capitato di chiedere di lei”.


GIANNI PUGLISI: “Fermezza e dignità le permisero di diventare la vera «Signora della cultura siciliana» , temuta e riconosciuta, al di qua e al di là di quell’uscio, come al di qua e al di là dello Stretto, forte e capace di scegliere ogni cosa della sua vita, privata e pubblica, senza spiegazioni e senza ringraziamenti”.


FRANCESCO RECAMI: “Questo era il suo modo di lavorare: credeva nell’opera e nella libertà e responsabilità dell’autore”.


GIUSEPPE SCARAFFIA: “Era un’amica generosa, di una fedeltà incrollabile, sempre pronta malgrado la mole del lavoro e la stanchezza ad ascoltare e aiutare. 

«L’amicizia non è quella che possono avere due persone che stanno bene insieme. L’amicizia vera comincia dopo, quando uno ha fatto all’altro qualcosa di imperdonabile, e l’altro rimane lo stesso suo amico». […] L’inesauribile, paziente simpatia con cui guardava al mondo non era scevra dalla sua durezza, anzi, proprio da quella superiore indulgenza traspariva la forza con cui aveva resistito per anni ai suoi assalti”.


ADRIANO SOFRI: “La migliore riuscita di un’impresa comune, com’è per eccellenza una casa editrice, non è legata all’ambizione di ben figurare, ma all’ambizione in un certo senso superiore di far figurare al meglio gli altri. […]

Ci sono editori cui la grandezza dei propri autori fa ombra, e allenatori infastiditi dalla bravura dei loro campioni. E. era così sicura di sé che l’invidia non la sfiorava”.


SERGIO VALZANIA: “Era capace di riconoscere a colpo sicuro i talenti di chi aveva di fronte e li valorizzava. Era l’editore perfetto. Come un patriarca biblico sapeva con precisione quando e su quale roccia del deserto battere il bastone perché ne sgorgasse l’acqua”.


PIERO VIOLANTE: “Sarà stato per i suoi soprabiti made in Paris, sarà stata l’ironia dello sguardo, Elvira era la Nouvelle Vague. La immaginavamo diretta da Truffaut, andare avanti e indietro un po’ altalenante e interrogativa, con quello sguardo penetrante, ridente; misteriosa”.


Raimondo Moncada

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