La stupidità dei malati


“Da adesso ogni volta che mi incontri, o che semplicemente hai l’impressione di incontrarmi, devi sentirti minacciata, con la tua vita a rischio”. 

Sono mie parole e spero siano arrivate dure nella dura testa di un’amica che, vedendomi, mi ha chiesto del mio percorso medico lasciandosi andare a delle confidenze sul suo stato di salute. 

La scorsa estate avrebbe dovuto essere sottoposta a un intervento chirurgico che è stato rinviato non per colpa sua. Avrebbe dovuto contattare l’ospedale per decidere la nuova data ma non lo ha fatto, fagocitata gradualmente da altre attività, ritenute importanti. E ancora è dentro una quotidianità che ha altre urgenze e non la propria salute, messa in secondo piano, perché se il dente non fa male, se non arriviamo col fuoco in bocca da spegnere, dal dentista non andiamo per la rimozione del male. 

“Lo farò… ci debbo andare… lo so… mi debbo prima o poi decidere”.

Dall’urgenza e dalla viva preoccupazione del momento, dopo la diagnosi, si passa al rinvio eterno.

“Non fare come me! Come coglione (mi scuso per la volgarità) basto solo io che ho rinviato e rinviato pur avendo avuto dei segnali precisi. E sono arrivato a decidermi quando il corpo ha cominciato a parlarmi urlando. Se mi permetti, ogni volta che ti vedo, ti darò fastidio così come mi dava fastidio un’amica che ogni giorno – dopo esserci passata con il marito – mi invitava ad andare di corsa a farmi un esame specialistico e a prendermi cura di me. Posso permettermi di darti fastidio?”

“Certo che puoi”.

“Arriverò al punto di non esprimermi più a parole ma solo con gli occhi. Quando li incrocerai sarai fulminata dal mio sguardo e comprenderai al volo il messaggio: la tua vita è in pericolo. Lascia stare tutto e prenditi cura di te che significa prendersi cura di chi vuole che tu stia bene perché ha bisogno di te”.


Avrà terrore di me? Mi scanserà? Prenderà altre strade per non incontrarmi? Voi che leggete, al primo segnale scatenate l’inferno!


#prevenzione (tanto per dire, per fare quattro chiacchiere)


Raimondo Moncada 

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