La fatica di spiegare i propri libri


Non solo scrivo il libro per farlo leggere agli altri, a tutti, ma per giunta lo debbo più volte raccontare, illustrare, spiegare, nel corso di pubbliche presentazioni. 

Me lo sono chiesto più volte perché mi è sempre venuta un po’ dura affrontare le presentazioni da tour de force. Dopo la grande emozione della prima, le altre creano un po’ di fatica, ansia. Ti chiedi continuamente trapanato da mille dubbi: e che dico? non è che posso dire le stesse cose della prima presentazione? e se non le dico cos’altro mi resta da dire? e se dovesse esserci qualcuno del primo pubblico? e se mi dovessero chiedere qualcosa di un passaggio che non mi ricordo più? e se dovesse andar male? e se dovessero tirarmi addosso tutti i libri del banchetto? 

Non me lo chiedo solo io, scribacchino di periferia. Ho scoperto di essere in buona compagnia. Ho proprio oggi incontrato Ernest Hemingway il quale, dall’alto della sua monumentale autorità, ha lasciato scritte in un libro la seguente affermazione: “Già è difficile scrivere libri e racconti, non parliamo doverli spiegare. Poi significherebbe rubare il mestiere ai critici. Leggete quel che volete di quel che ho scritto, ma solo per il piacere di farlo. E se ci trovate qualcosa è perché l’avevate dentro di voi prima di cominciare la lettura. Sicuramente nei libri c’è molto di più di quel che si nota a una prima lettura, ma non sta allo scrittore né spiegarlo né organizzare gite guidate nelle zone più impervie del suo lavoro”.

Raimondo Moncada

* Le parole di Hemingway sono tratte dal libro Il principio dell’iceberg – Il Melangolo editore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Proudly powered by WordPress | Theme: Baskerville 2 by Anders Noren.

Up ↑