L’amica ritrovata in aeroporto


“Raimondo! Ciao!”

Un incontro in aeroporto, a Bologna. Una donna mi ferma mentre sono in corsa per andare a prendere l’aereo. Il gate sta per chiudere. 

Ma chi è? Penso subito. Ha la mascherina anti-Covid che le nasconde più di mezzo volto. Potrebbe essere una lettrice, una fan che ferma la propria star di cui ha tutto a casa: dalle gigantografie alle pareti, ai libri, ai dischi, alle calze firmate. Blocco la mia corsa. C’è Lucia con me. 

“Buongiorno!”

“Ciao, Raimondo”.

“Ciao. Ma ci conosciamo?”

“Da tempo. Sono Angela!”

“Scusa… ma con la mascherina …”

Ci conosciamo da tempo? E chi sarà? Una mia fiamma giovanile? La ragazza che mi ha detto di no durante un ballo a San Leone? La ragazza a cui facevo capire in tutti i modi che non mi interessava. 

Quanti pensieri ti flesciano in nano secondi. Meno male che le immagini dei pensieri li vedi solo tu. Nel frattempo Angela si toglie la maschera: 

“Beh, sono trascorsi tanti anni…”

Lo dice come se non dovessi riconoscerla sotto le inevitabili mutazioni del tempo. Un conto è avere diciotto anni e un altro è averne cinquantacinque. La differenza sono gli anni che ci separano dall’ultima volta che ci siamo visti. Non è cambiata per niente. Uguale ad allora, come ai tempi del liceo scientifico Leonardo nella nostra Agrigento.

“Che piacere! E che ci fai qui a Bologna?” le chiedo.

“Sono venuta a fare una conferenza”.

Angela è un’apprezzata studiosa, ricercatrice e autrice di libri, con riconoscimenti internazionali. Nel corso degli anni ho seguito i suoi passi sulla stampa. Mi guarda con occhi del dispiacere, della tenerezza, e mi chiede:

“E tu come stai?”

Sa di me, di quello che sto passando. Le dico che sto rientrando in Sicilia, dopo delle visite mediche in ospedale. Mi lancio quindi a raccontarmi, a raccontare, dimenticando la fretta. Una voce in filodiffusione mi scuote dalla trance.

“Angela, scusami. Mi parte l’aereo …”

“Vai! Io ce l’ho fra un’ora”.

“Ciao. È stato un vero piacere rivederti”.

“Ciao, Raimondo. E tanti auguri”.

Corro con Lucia in direzione del gate 14. Siamo gli ultimi ad arrivare. Per poco chiudevano tutto. 

“Ultima chiamata per i signori Moncada e Alessi …”

Lucia mi fa notare che quasi quasi raccontavo tutta la mia vita in un’improvvisata conferenza nell’affollato aeroporto Marconi di Bologna. 

Che bello, però! Ho incontrato un’amica dopo tantissimi anni e per la prima volta nella mia vita non ho fatto la fila per l’imbarco in aereo. 

Raimondo Moncada

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