Il male di Giusy

Sciacca di notte


“Non vedo da tempo la collega Giusy”.

L’ho chiesto in questi giorni a Lucia. 

“Prima la vedevo spesso in ufficio e anche al balcone di casa sua”.

Una donna dai capelli biondi, sempre curata nell’acconciatura e nell’abbigliamento, elegante, sempre pronta a rispondere, con la sua ironia fine e intelligente. 

Ho anche allungato il collo nella porta del suo ufficio, attraversando il corridoio, sempre illuminato di sole nella nostra casa comune. Ma niente, neanche andando di proposito nella strada della sua abitazione. 

Strano, ho pensato. Avrà avuto una ricaduta. 

Oggi ho chiesto di lei. E ho saputo. È andata via qualche mese fa, proprio quando mi hanno portato in ospedale in condizioni assai critiche per una complicazione. Non mi hanno voluto dire niente. Me lo hanno nascosto per non turbarmi, per non condizionarmi, per proteggermi. 

“Ora non ti fissare. Tu ce la farai!” mi ha incoraggiato una collega, la stessa che quotidianamente mi infastidiva un anno fa sollecitandomi ad andare in ospedale per un semplice esame, per vedere da vicino la causa del mio crescente e poi insopportabile malessere. 

“Ho tanto dispiacere per Giusy. Da un anno vedo troppo dolore negli ospedali che sono costretto a frequentare. Pazienti anziani, della mia stessa età e bambini che non riesco a vedere malati. Non che ci fai il callo, questo mai. Vedi che non sei l’unico a essere a tu per tu con la malattia che è venuta a trovarti e che mette a dura prova ogni cellula del tuo essere e di quello di chi ti sta accanto”.

Non penso ad altro. Una notizia che mai avrei voluto sentire e che inevitabilmente ti fa male. C’è chi combatte come Giusy e non ce la fa. Ma ognuno fa storia a sé, con il livello del suo male, con la reazione alle terapie.  Adesso sto bene. Le mie condizioni generali sono migliorate rispetto a prima. Me lo hanno detto nell’ultimo controllo chirurgico. Fra qualche settimana ci sarà anche quello oncologico. Bisogna stare vigili e non perdere tempo prezioso. Per fortuna la scienza ha fatto passi da gigante come mi dicono: 

“Sa, ieri ho letto sul giornale che un uomo è guarito da un tumore un tempo letale grazie a una nuova terapia …” 

“Ho letto anche io”.


Raimondo Moncada

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