Sentirsi disabili

Essere disabili. 

Ognuno ha la sua disabilità, se ci pensiamo. Grande o piccola, evidente o nascosta. 

La disabilità è una mancanza, un vuoto, un blocco, un ospite indesiderato dentro un corpo, qualcosa che non funziona, qualcosa che ti hanno tolto, qualcosa che non ti hanno consegnato alla nascita, qualcosa di affettivo come una carezza di cui ti hanno privato, qualcosa che non riesci a fare come fanno gli altri che hanno due gambe, due braccia, due emisferi cerebrali… che saltano ostacoli di due metri, che prendono dieci lauree, che respirano con due polmoni o siedono tranquillamente su un water. 

Cos’è non essere o sentirsi disabili? 

Non essere o sentirsi disabili è innanzitutto non paragonarsi agli altri perché è nel paragone che gli occhi normali vedono qualcosa che non va. I cosiddetti normali non si paragonano mai a chi è su una sedia a rotelle o ha una protesi alla gamba o una lesione al cervello che non gli permette di parlare, di leggere, di imparare, di relazionarsi… 

Chiedi a un cosiddetto normale di vivere o di diventare un campione e un esempio senza arti e vediamo se ne è capace, se ha la stessa forza di chi ne è privo e si mette in testa di raggiungere risultati olimpionici in ogni campo, anche quello sportivo (non è straordinario vedere una vecchietta che da sola, in autonomia, sale e scende da un mezzo pubblico e si permette pure di rifiutare il posto a sedere che un ragazzo le avrebbe voluto cedere?)

Oggi per fortuna la scienza e la tecnologia mettono a punto ogni giorno invenzioni, strumenti, mani e piedi bionici, per “rimediare” a quella che viene considerata una mancanza, una lacuna, un’imperfezione, una rimozione spesso necessaria, un difetto, un brutto scherzo della natura. 

Ma in attesa della bionica, dell’elettronica, della meccanica, del chip miracoloso, di capire perché, è nella testa che bisogna lavorare e negli occhi di chi vede o si vede disabile e si convince o si fa convincere della propria anormalità. Sono gli occhi che dobbiamo cambiare e non quelli che vediamo. La prima disabilità è proprio negli occhi di chi la vede. 


Raimondo Moncada 


P.S. Ci sono disabilità che richiedono la totale dedizione di familiari, grande comprensione, tanto sostegno e aiuto da parte di tutti e dello Stato, terapie e ausili tecnologici che hanno dei costi e non tutti se li possono permettere.

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