Mi ha aspettato prima giorni, poi settimane, poi si è perso il conto. Un mese prima dell’intervento chirurgico mi ha inviato un messaggio. Mi ha detto che aveva il piacere che gli scrivessi la prefazione al suo nuovo libro, alla sua nuova raccolta di poesie.
Sapeva che non ero in condizione. Ma era un modo per dimostrarmi la sua amicizia, la sua fiducia nel rivedermi, nel mio ritorno a condizioni migliori.
Normalmente un autore ha fretta di vedere il proprio libro stampato, la propria creatura tra le braccia. Lui ha atteso oltre mezzo anno. Con i miei “porci comodi” gli ho fatto avere la mia prefazione a fine anno e lui un paio di settimane fa ha azionato le rotative della tipografia.
Oggi quel libro ce l’ho tra le mie mani, freschissimo di stampa, tra i pochissimi ad averlo, ma non ne posso parlare, non posso fare nomi e cognomi, fino a quando non sarà lui ad azionare gli altoparlanti della felicità paterna e a gridare al mondo: “È nato!”.
All’alba di questo giorno di festa, mi sono solo sentito di manifestare la mia gioia e la mia gratitudine per il gesto di amicizia e di stimolo al processo di ripresa e di ritorno alla vita diciamo normale.
Non riesco in questo momento a mantenere a lungo sentimenti compressi.
Anche questa è poesia.
Raimondo Moncada
*Nella foto “Il castello incantato” di Sciacca, con due teste scolpite dalla inarrestabile “follia” creativa di Filippo Bentivegna.
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