Un nuovo giorno sta per esplodere di luci, di aspettative, di speranze.
“Come sarà il 2023?”
Dopo il gioco d’artificio di auguri, di presenza, al telefono, sui profili social, per messaggio privato, ecco il primo sonno del nuovo anno e il primo risveglio in questo non si sa quale ennesimo anno dell’umanità, il 2023 d.C.
Io ho già chiesto.
“Chiedi e ti sarà dato!”
E non ho dubbi. Voglio credere, ci credo, e chiudo qui la pratica in attesa di gentile, cortese, gradito riscontro. A mezza parola.
Mi sono fatto e ho ricevuto tanti bei regali, fatti col cuore. Mi sono circondato di colori. Ho avuto un bisogno fisico, visivo, spirituale di avvolgermi di bei colori, ovunque, a casa. E sono i colori, l’identità, l’arte della città che da oltre vent’anni mi ospita e mi sta coprendo d’affetto. E poi mi sono regalato un profumo perché me lo ha richiesto forte il mio corpo che non ha mai usato profumi, se non in gioventù quando sperava servisse per attrarre su di me quanti più nasi e quindi occhi possibili. È un profumo intenso, maschio, molto maschio, e lo userò per la prima volta oggi e non per stuzzicare e attirare narici altrui ma le narici della vita.
La sentite ogni giorno che passa? Porgete l’orecchio al suo ticchettio… Parlo della vita, con la sua elettrica sonora fragranza. Senza botti selvaggi (nta li manu!) si sente anche nella sua voce avvolgente, frizzante d’inverno, calda d’estate, ma sempre calorosa anche al Polo Nord dove purtroppo è anche tanto sofferente e si va inesorabilmente lasciando andare con i suoi giganti di ghiaccio che da tempo ci chiedono attenzioni e aiuto.
Oggi, alba di un nuovo giorno e di un nuovo anno, voglio ancora una volta augurarvi e augurami un 23 speciale, un Grande 23 per tutto quello che più ci sta a cuore. Intanto cominciamo con un buongiorno e con la prima grande fortuna di esserci svegliati.
Raimondo Moncada
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