Gaber, compagno di un viaggio

Ho visto aiutare chi sta male
Sperare in un mondo più civile
Ho visto chi si sa sacrificare
Chi è sensibile al dolore
Ed ho avuto simpatia

Ho visto tanti figli da educare
E gente che li cresce con amore
Ho visto genitori comprensivi
Ed insegnanti molto bravi

L’1 gennaio del 2003 si è spenta la voce fisica del grande Giorgio Gaber.
Vent’anni fa!
Lo ricordo negli album che in gioventù mio fratello Federico ha comprato e condiviso nello stesso stereo di casa. E lo ricordo ancor prima, nel mio primo incontro fisico con lui, Gaber, la canzone teatro, voce unica, nella mia prima volta al Teatro Biondo di Palermo, in Via Roma. In cartellone se non mi inganna la memoria – provata ancora dal poco sonno del nuovo anno – allora c’era in cartellone lo spettacolo “Parlami d’amore Mariù”. Siamo alla fine degli anni Ottanta, dopo la conclusione del mio liceo Leonardo e dei primi anni di università, delle mie aspettative tradite, di un mondo che mi si frantumava sotto gli occhi, dei tentativi di capire, di uscire dalla difficoltà, di rialzare la testa e di ricominciare, con un’altra strada. E quella strada l’ho percorsa, con tantissima forza, con tantissimo coraggio, vedendo sempre in fondo una lucina accesa, facendomi accompagnare dalla poesia e dalla musica di inseparabili compagni di viaggio come Franco Battiato, Paolo Conte e Giorgio Gaber, giusto per citarne tre e fare la compagnia a Gaber che oggi ricordo.

Mi fa bene comunque credere
che la fiducia non sia mai scomparsa
e che d’un tratto ci svegli un bel sogno e rinasca il bisogno
di una vita diversa.

Raimondo Moncada

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