Non tutti i gatti senza padrone (liberi) sono uguali e si accontentano di quel che passa il convento e la putìa. Ci sono animali e animali, felini e felini.
“Ha mai visto un gatto randagio viziato?”
Me lo chiede un negoziante, e non perché amante dei giochi a quiz di Mike Bongiorno. Sono stordito dai profumi mischiati della sua vetrina di formaggi e salumi, in confusione su cosa scegliere. E lui, il negoziante, nell’attesa di una mia decisione, guarda al di là del mio corpo fisico, oltre la porta d’ingresso, dove sosta un gatto dal pelo rosso che lo fissa in impaziente attesa.
“Quel gatto non è come gli altri”, mi dice. “Si piazza davanti alla porta e mi attende. Io gli passo prosciutto e altri salumi, ma lui sistematicamente me li lascia. Li rifiuta. Vuole solo la fesa di tacchino. Quando gli faccio avere la fesa di tacchino si lecca i baffi e mi fa capire di essere soddisfatto, felice. Ma si può?”
Io lo ascolto e non trovo parole per rispondere. Quando si tratta di problemi di pancia, le parole sono inutili.
Fotografo il gatto, per trasmetterne la memoria alle future generazioni di felini randagi, prendo un po’ di prosciutto rifiutato dal gatto e vado via con l’animale sempre in attesa del suo tacchino.
Raimondo Moncada
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