Parlo con le statue.
Sono educate.
Immobili, mi stanno ad ascoltare.
Le statue non chiedono mai.
Rimangono di marmo.
Non rompono, neanche le scatole.
Ti guardano, stanno attente, non si distraggono, non hanno impegni.
Non si preoccupano per tasse, bollette e spread.
Non si lamentano.
Mi rilassano.
Sotto le tempeste non si scompongono. Sono come i monaci buddisti (quelli dello zen tibetano e non dello Zen di Palermo).
Alle statue farei un monumento.
Io stesso sarei un monumento, ma non so di quale materiale.
Di cera non vorrei essere, in Sicilia mi squaglierei.
Di metallo mi presenterei con la faccia di bronzo e col caldo chi mi ama non mi potrebbe toccare.
Di marmo? Mi ricorda troppo una lapide da morto.
Scolpito nel legno mi potrei arrabbiare prendendo fuoco.
Resto pelle e ossa che è meglio.
Uomo, sono un monumento.
Raimondo Moncada
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