Ogni nome è modificabile, all’inverosimile. Sono trasformabili sia i nomi comuni che indicano gli oggetti e gli animali, sia i nomi propri di persona che con gli oggetti e gli animali hanno uno stretto legame.
In grammatica esistono gli accrescitivi, i diminutivi, i vezzeggiativi, i peggiorativi e i dispregiativi. Così, ad esempio, la parola comune di genere femminile cassa può diventare cassetta fino agli accrescitivi maschili cassone (niente di volgare), cassettone. Eliminiamo una esse e abbiamo casa con le sua varianti in casetta, casona, casina e il maschile casino.
Lo stesso giochetto lo facciamo naturalmente con i nomi delle persone. Da come li decliniamo diamo inevitabilmente un grado al nostro sentimento. Ad esempio Grazia può diventare Graziella così come può dare origine al trio di divinità con cui ci siamo divertiti fino all’altro ieri.
Giuseppe in Sicilia diventa Peppe, Pippo (Giuseppa diventa Pippa), Peppino, Pino, Pinuccio, Pepè, Pepeneddu, Pippineddu. C’è anche il femminile Giuseppa con il nome che viene declinato in Pina, Pinuccia (si evita Pippa, preferendo l’inglesismo Giusy).
Salvatore diventa Salvo, Salvuccio, Turiddu, Totoneddu, Totò, Toto, Tò.
Pasquale, diventa Pasquà, Pasqualone, Pasqualuccio, Pasqualino, Lino.
Rosa diventa Rosetta, Rosina, Rosetta, Rosellina, Rorò, Rò (in Sicilia c’è la variante molto tipica di Rosaria).
I nomi più comuni hanno come si vede più declinazioni.
Anche il nome di chi scrive ha le sue varianti. Non ci sottraiamo alla trasformazione nominale. Raimondo in Sicilia ha declinazioni molto interessanti. Premesso che lo scrivente è sempre stato in prevalenza chiamato Raimondo, ma ci sono state anche volte che è stato chiamato dalle ziette Raimondinocosì come dagli amici Rai. È stato chiamato anche Raimò o monosillabicamente Mò.
Chi scrive ha sentito chiamare propri simili anche con alterazioni al limite della diffamazione, con una gradualità che ha dell’incredibile. Partiamo di nuovo da Raimondo: per le alterazioni italiche abbiamo Raimondino e Dino, e le deformazioni sicule Ramù, Ramunnu, Munnu, Munniddu fino al fetente Munnizza.
Raimondo Moncada
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