Salviamo il punto e virgola. Chi l’ha visto? Chi lo vede più in giro? I giovani lo sconoscono. È stato mortificato, soppiantato, cancellato, dal punto fermo e dalla virgola. Una via di mezzo non c’è. Le nuove generazioni di scrittori ne fanno a meno. E volentieri. Come ne fanno a meno i giovani studenti.
A scuola non si insegna? La grammatica lo ha eliminato dalle sue pagine?
Neanche i giornali sono d’aiuto. Il punto e virgola non lo incontro. O forse lo incontro, ma non ci faccio caso. Comunque non lo vedo. Lo noterei se fosse usato con allegria. Così non è. Lo vedo fare bella mostra di sé nelle opere di Luigi Pirandello. Lo scrittore agrigentino ne faceva largo uso nel suo ordinato Caos. Nei suoi romanzi, nelle sue opere teatrali e nelle sue opere era una festa di punti e virgola.
Ne ha fatto larghissimo uso anche Alessandro Manzoni, nei Promessi sposi.
Lo usano, lo dobbiamo dire per amore della verità, anche i giornalisti vecchio stampo quando battono sulle loro datate macchine per scrivere meccaniche con i nastri a inchiostro nero e rosso.
Da qui l’appello: riprendiamo a usare questo importante segno della punteggiatura! Esiste da sempre, dalla notte dei tempi. È una nota espressiva per dare una sfumatura in più, un respiro diverso a quello che scriviamo. Non è una virgola e non è un punto fermo, è una via di mezzo. “Segna una pausa di media durata, più lunga e più forte della virgola, meno forte del punto”, mi dice il linguista Marcello Sensini.
Viviamo in un periodo che, purtroppo, non conosce mezze stagioni. Dall’estate si passa ormai all’inverno. Ed è così anche per il punto e virgola. Ripristiniamolo, è un segno di ricchezza.
Ne siamo coscienti: è una missione disperata. A sparare ai punti e virgola non è stato solo uno scrittore, solo un giornalista, solo un professore. È un’esecuzione di massa. Quasi tutti i punti e virgola esistenti sono stati decimati, a differenza del punto esclamativo che, al contrario, abbonda e sta dilagando.
Ricordiamoci solo che qualche punto e virgola resiste ancora e dà flebili segni di vita. È la, pronto a dare il proprio contributo a quello che scriviamo. Aspetta solo d’essere chiamato per servire la causa dell’espressività.
USI
Dalla novella Ciaula scopre la luna di Luigi Pirandello
Ogni sera, terminato il lavoro, ritornava al paese con zi’ Scarda; e là, appena finito d’ingozzare i resti della minestra, si buttava a dormire sul saccone di paglia per terra, come un cane; e invano i ragazzi, quei sette nipoti orfani del suo padrone, lo pestavano per tenerlo desto e ridere della sua sciocchezza; cadeva subito in un sonno di piombo, dal quale, ogni mattina, alla punta dell’alba, soleva riscuoterlo un noto piede.
Dal romanzo I promessi sposi di Alessandro Manzoni
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come pecore pascenti; addio!
Raimondo Moncada
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