Nel baratro della sofferenza



“Anche io sono precipitata improvvisamente nel baratro della sofferenza”. 

Un messaggio, una confidenza, una richiesta di aiuto, di conforto, di alleggerimento da un peso che ti schiaccia. E tu che rimani scioccato, perché non te lo saresti mai aspettato, perché leggi del complesso, delicato intervento chirurgico a cui è stata sottoposta d’urgenza qualche giorno fa, perché rimani senza parole e le cerchi perché servono, servono, vengono richieste: 

“Carissimo Raimondo, leggerti mi infonde grande forza. Solo tu puoi immaginare”. 

Un messaggio di ieri sera, giunto dopo il ricordo della nascita di mia figlia, che mi deflagra nel cervello e non mi abbandona e che si sveglia con me accompagnandomi fino alla colazione con un dolce, tra i miei preferiti, che Lucia mi fa trovare sul tavolo della cucina. E allora la necessità di scrivere, di trovare espressione all’inquietudine, di formulare una sorta di messaggio a lei, a me, agli altri che si trovano nella stessa condizione e che continuo a incontrare. 

Chiudi gli occhi e assapora un dolce o qualsiasi altra cosa, nella pienezza del suo qui e ora, come ho fatto io poco fa, senza che altri pensieri tentino di farsi strada, disturbandoci, inquinandoci il cervello, cercando di rubarci questi momenti di vita come cerca di fare da ieri sera il pensiero di sapere delle amiche e degli amici precipitati in un istante dentro un percorso a me familiare facendo i conti con un male che ti esplode nella carne d’improvviso sconvolgendoti nel profondo, arrivando agli atomi dell’anima. 

Sono momenti in cui diveniamo persone ancora più sensibili nelle nostre umane fragilità e tutto si amplifica, anche nei piccoli istanti di vita, un tempo considerati quasi insignificanti o non ci badavi, non ci facevi caso, perché c’era altro di importante e, nella tua onnipotenza, ti permetti pure di rimandare un pit stop, una verifica, un controllo, un invito alla prevenzione nonostante gli inequivocabili segnali. 

Diveniamo anche più sensibili al dolore degli altri perché lo conosciamo, lo abbiamo vissuto, lo viviamo, lo riviviamo e ci viene pure difficile trovare le giuste parole di conforto, di incoraggiamento, di forza, pur avendone ricevute tante ma tante, coperto quotidianamente da una montagna di affetto e scoprendo di non essere solo, di avere lasciato nel cuore di tante persone pezzi del tuo. Ma non sai quali parole scegliere e racconti allora di te, della tua esperienza e del dolce di cui senti ancora l’intenso caldo sapore. 

Forza!

Raimondo Moncada

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