La chiusura di una storica libreria


È diventata virale, negli ultimi giorni, questa foto. Almeno nella mia città natale: Agrigento. Ritrae un uomo sorridente con in mano un libro, dal titolo Il Putthanone di Akràgas. Il libro porta la mia firma ed è la storia del ritrovamento, nell’attuale tempio di Giunone, del tempio di Giumenca, il Putthanone di Akràgas. 

L’uomo nella foto non è un uomo qualsiasi. È uno storico librario, molto conosciuto e apprezzato ad Agrigento per la sua attività dentro un tempio della cultura. Lui si chiama Gero (Giugiù) Deleo e lo conosco come contitolare, assieme alla moglie, dell’omonima libreria in via XXV aprile nella città capoluogo, dove sono nato e dove mi sono anche rifornito di libri tutte le volte che mi è capitato di ritornare nella vecchia Girgenti. 

Manco ormai da più di un anno e le notizie, belle e brutte, le ho attraverso gli organi di informazione e i profili social di familiari e amici. In questi giorni è circolata e continua a circolare questa foto per accompagnare una brutta notizia, non su di me, non sul Putthanone di Akràgas, ma sulla Libreria Deleo, un nome, un’istituzione nell’offerta e nella distribuzione di libri assieme ad altre librerie di amici miei. La brutta notizia riguarda la chiusura della libreria. Chiusura, proprio così. Agrigento, la città capoluogo, la città di cui andiamo fieri per il Premio Nobel della Letteratura a un suo illustre figlio (non sono io), avrà una libreria in meno, avrà una possibilità in meno di entrare in un edificio pieno di libri vecchi e nuovi e scegliere un regalo per sé e per gli altri. Certo, ci sono altre librerie fisiche, resistenti all’aggressione dei mega store sul web. Ma la chiusura della storica libreria De Leo è un segnale negativo di ritirata, con un messaggio sinistro: non abbiamo bisogno delle librerie fisiche e dei librai in carne e ossa; quando decideremo di leggere, di acquistare un libro, lo faremo comodamente con un click. E ci arriverà pure a casa, sempre comodamente, senza la fatica vocale di chiedere un consiglio all’esperto libraio, senza la fatica oculare di andare a piedi e senza automezzo a cercare per gli scaffali il libro giusto, senza la fatica muscolare di afferrare un libro, aprirlo, girare qualche pagina, leggerlo riga per riga … Ma che sforzo! Si rischia l’ernia. Meglio che chiudano anche gli store. 

Che dispiacere sapere che non potrò più fermarmi con la macchina in via XXV aprile per una salutare sosta benefica e un affettuoso saluto, prima di proseguire per Sciacca. Ma è una notizia vera? Non ci voglio credere. 

Raimondo Moncada 

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