Che cosa è il Natale se non darsi, se non dare, se non regalare anche la carezza di un suono?
Ed è quello a cui ho assistito da spettatore, nella sala di una comunità dell’istituto Walden che a Sciacca ospita bambini e ragazzi che non hanno avuto la fortuna che hanno avuto altri.
Tre musicisti hanno donato un concerto, tutto per loro, con un repertorio importante, da grandi occasioni, con brani della musica classica di quella seria, di quella vera. Prima di ogni pezzo c’è stata pure la presentazione:
“Questo è un brano del ‘700, composto da …”
E i bambini e i ragazzi attenti, interessati, plaudenti.
Mi piace scrivere anche di questa esperienza sonora, emotiva, umana, citando i nomi di chi gratuitamente ha offerto la propria arte: i professori di musica Angela Mirabile (flauto traverso) e Maurizio La Rocca (chitarra; e Gaia Di Benedetto, allieva di flauto traverso al conservatorio Toscanini.
Per adesso scrivo di tutto, come in un diario. Ed è un diario di vita, quella di adesso. Nessuno magari parlerà di quello che ho vissuto io personalmente, ieri pomeriggio, come un evento, perché non pubblicizzato, perché fatto nel giusto silenzio. Perché nessuno ne sapeva niente. Mi permetto di farlo io e ne scrivo per dare voce a un’emozione personale e corale (ma quante emozioni ogni giorno!), per l’enorme esemplare significato umano che ho colto spettatore tra spettatori.
È un dono che fa più rumore di un botto, il dono semplice, puro, di tre musicisti che si sono proposti, che hanno bussato senza nulla chiedere in cambio, neanche una comunicazione alla stampa.
Non hanno fatto quello che hanno fatto per un tornaconto, per un ritorno pubblicitario. No.
Cosa c’è dietro? Si chiede qualcuno in questi casi.
Non c’è niente!
Solo un gesto sentito, gratuito, di umanità, solidarietà, vicinanza. Un pacco regalo contenente calorosi, materni, paterni, fraterni sentimenti. Ogni hanno per Natale donano a qualcuno un loro concerto ricevendo in cambio sorrisi, gratitudine, applausi.
Io sono stato invitato come ospite speciale (ho questo grande privilegio) perché dentro ci lavorano persone che conosco bene, anzi benissimo, come l’assistente sociale coordinatrice della Walden Lucia Nicuzza Alessi (che ha il grande privilegio di essere mia moglie e viceversa); e poi ancora l’assistente sociale della comunità Marika Truncali e la psicologa Floriana Maniscalco. E ho assistito alla loro emozione come a quella di tutti gli operatori e del presidente e del vice presidente dell’Istituto Walden Antonino e Michele Buscemi, con Aurelia De Gregorio (tutti amici miei), che alla fine hanno applaudito lungamente in piedi, ringraziato i maestri e l’allieva con un abbraccio e un piatto di ceramica.
E, avvicinandomi anche io a loro, per complimentarmi e per chiedere i loro nomi e il motivo della loro presenza in comunità, li ho visti molto presi, vibranti nei corpi.
“Durante le esecuzioni mi veniva da piangere” ho sentito dire ad Angela Mirabile che ho scoperto essere originaria di Palma di Montechiaro (paese materno) e con il nonno forse amico, e con lo stesso mestiere, di mio nonno Giuseppe molto conosciuto nella città del Gattopardo.
Non solo emozioni, ma anche scoperte di origini comuni e di antiche amicizie di famiglia con artisti dal cuore grande.
Raimondo Moncada
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