Maestri di vita

Oggi è il compleanno di due artisti con i quali sono cresciuto. Il primo ancora canta, il secondo continua a cantare.

Ottantasei anni fa nasceva Paolo Conte. A 86 anni, crea sempre e gira per il mondo a far concerti con la sua orchestra jazz. Lo ricordo nelle mie orecchie, sempre, col mio walkman a restituirmi le sue canzoni ovunque, a fare da colonna sonora alle mie malinconie, alle mie incertezze, ai miei vuoti, per le strade di Palermo, sul pullman per Agrigento, nelle notti a San Leone, nei pomeriggi al Viale della Vittoria. L’ho conosciuto nelle mie prime frequentazioni radiofoniche, quando ho cominciato a fare programmi, a far penetrare la mia voce nei microfoni di Rta nel quartiere di San Michele ad Agrigento, con i miei amici Fabio Fabiano e Angelo Bonanno.

𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐞𝐫𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨
𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝’𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐯𝐚𝐫𝐢𝐚
𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐧𝐚𝐦𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐞

Non mi sono perso il suo concerto a Palermo di tanti e tanti anni fa, con quella musica, con quelle parole che mi hanno tenuto in piedi con fili invisibili ma forti.

𝐈𝐥 𝐦𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐞̀ 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚
𝐄 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐞𝐫𝐚̀

Centoquarant’anni fa nasceva invece in altro paese, ma sempre sulla terra, Kahlil Gibran. Non ho assistito alla sua nascita, ma le sue parole sono servite a oliare il mio lento processo di rinascita. Perché nella vita, almeno in quella mia, si nasce e poi si rinasce e non una ma più volte.

𝐍𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐝𝐢𝐫𝐚̀ 𝐚𝐥 𝐬𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐫𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚, 𝐧𝐞𝐦𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐛𝐮𝐢𝐚. 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐧𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐜’𝐞̀ 𝐮𝐧’𝐚𝐥𝐛𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚

Non so quanti ripassi ho fatto al suo libro Il profeta. Una sorta di Bibbia laica, di poesia che ti dà certe coordinate spaziali, che ti indica delle stelle polari e ti insegna a navigare in un mare ora calmo ora mosso ora sconosciuto ora tempestoso della vita; e a sorridere di nuovo perché sorridere di nuovo non è così facile.

𝐋𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐭𝐞 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚𝐥𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐭𝐮𝐨 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐢𝐧 𝐦𝐞𝐥𝐨𝐝𝐢𝐚. 𝐕𝐨𝐫𝐫𝐞𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐩𝐚𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐚𝐜𝐫𝐨 𝐯𝐢 𝐞̀ 𝐢𝐧 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐢𝐬𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞.

Grazie per essere nati e per avermi donato il seme della rinascita.

Raimondo Moncada

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