Gigi Finistrella e la scommessa per Nicuzza

La ricordava spesso la sua Nicuzza, pubblicamente. Ricordava la mamma e la canzone che lo ha reso popolare e immortale e non solo nella sua Agrigento, nella sua terra di Sicilia.

Riprendendo il video in cui su Canale Cinque Valentino Picone ha dedicato la serenata alla cantante Shakira, il maestro Gigi Finistrella il 12 dicembre 2019 ha ricordato chi ha dato la vita a lui e alla celebre canzone: “È molto bello rivedere e sentire Nicuzza Duci proprio oggi che è il giorno e il mese di sette anni fa quando moriva mia madre, cioè la Nicuzza a cui mio padre, maestro Franco Finistrella, creò le parole e io a quasi sedici anni di età creai la musica”.

Fino a quel momento pensavo, come tanti altri, che la popolarissima serenata Nicuzza fosse solo sua.

Oggi, nel giorno della Festa della mamma, Gigi Finistrella non ha avuto più la possibilità di dedicare parole di affetto filiale alla mamma e a chi lo ha avviato alla musica all’età di cinque anni e mezzo.

Gigi Finistrella, musicista, arrangiatore, autore di quasi 150 composizioni tra folk, liscio e musica in generale, ha iniziato prestissimo a suonare e ancora prima a essere avvolto dalla musica come in un perenne placenta di note. È stato uno di quei bambini prodigio, di eccezionale talento, che all’inizio della carriera hai difficoltà a vedere mentre si esibisce perché così piccolo da essere coperto dal suo strumento musicale. E lo strumento che da sempre lo ha accompagnato è stata l’inseparabile fisarmonica.

Si è innamorato della musica in Argentina dove il padre, Franco Finistrella, è emigrato con tutta la famiglia per insegnare musica in un conservatorio. Poi, a metà degli anni Cinquanta, il precipitoso ritorno in Italia, ad Agrigento. Ne ha parlato lui stesso in una intervista concessa a Giuseppe Maurizio Piscopo e pubblicata su Siciliaonpress. In un passaggio ha pure spiegato il suo immenso amore per la fisarmonica: “Per me, rappresenta il modo di dialogare solo con il movimento delle dita su due diverse tastiere, esplorandole solo al tatto e ricavarne così quei suoni che il tuo animo in quel momento trasmette; e tutto ciò, quando sono a casa, e particolarmente a luci della stanza spente”.

La passione per la fisarmonica, ha raccontato in un’altra intervista concessa a Biagio Licata a In3minuti, l’ha ereditata dalla sorella: “Un’attrazione bellissima, a cui mi sono dedicato anima e corpo dall’età di sei anni e mezzo. E poi è molto vicina al folclore, quello che io amo e che sento di tenere dentro fino all’ultimo dei miei giorni”.

La sua esistenza artistica lunga più di mezzo secolo la si può ripercorrere anche nel suo profilo Facebook, dove si trovano foto, didascalie, date, gli artisti della vecchia e della nuova generazione che si sono succeduti ad Agrigento con cui ha collaborato instancabilmente. Il 23 marzo 2020, ad esempio, ha pubblicato alcune immagini del suo album fotografico scrivendo: “Proprio come oggi, sessant’anni fa, nasceva il mio gruppo musicale I dinamici con il carissimo Gian Campione”.

Tante canzoni, ma quella che la rappresenta di più è Nicuzza duci, cantata da tutti i gruppi folcloristici agrigentini, conosciuta in tutto il mondo e che io stesso ho sempre cantato nelle mie esperienze musicali anche nel mio matrimonio. Ma com’è nata? Quando è stata composta?

Apprendo le sue origini nell’intervista a In3minuti. La melodia di Nicuzza è nata dopo una scommessa che Gigi Finistrella ha fatto con suo padre. Il maestro Franco Finistrella aveva scritto il testo, una poesia che ha dedicato alla moglie, senza riuscire a trovare la melodia.

“Mio padre, nella sua grandezza, nella sua bravura, – racconta Gigi Finistrella – trovò qualche difficoltà nella composizione della musica. A tavola, allora avevo quindici anni, si parlava di questa musica che non nasceva sulle parole di Nicuzza. E io per scommessa dissi a mio padre: te la scrivo io! E lui: ma finiscila! Ed io a insistere: quanto mi dai? E lui sparò: diecimila lire. E io: te la stampo immediatamente. Eravamo seduti, stavamo pranzando, quando decisi di alzarmi, raggiungere lo studio di mio padre e prendere carta di musica e una matita. Guardavo le parole e toccavo la fisarmonica e cominciai a scrivere… mi venne di getto! Tornai subito da mio padre e gli dissi: leggiti questa musica, che te ne pare? Mio padre vide che la metrica era giusta, e la melodia piaceva. Mi disse: fammela sentire di nuovo, inserisci pure gli accordi. In quel momento mio padre mi odiò e non perché avevo fatto qualcosa di bello, ma perché mi doveva pagare. Alla fine, tira e molla, tira e molla, anche perché la cifra era esorbitante, riuscì a darmi cinquemila lire. Gli altri cinque non li ho visti mai. La canzone è poi andata alla grande e devo ringraziare innanzitutto Gian Campione che l’ha registrata con la RCA e poi Lello Analfino che con i Tinturia è stato un grande promotore. E poi il Brass Group, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, Alfredo Lo Faro, Francesco Buzzurro, Mara Eli e tanti altri artisti che si trovano su Youtube in tutte le forme e le maniere”.

Grazie maestro. Nel giorno della festa della mamma, apprendendo la triste notizia, ho rimesso le note di Nicuzza nelle mie invecchiate corde vocali e l’ho cantata dedicandola questa volta interamente a te. Grazie per questo eterno capolavoro.

Raimondo Moncada

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