Esame di Stato: “Parlami di te”

L’esame, la cacarella, il corpo che quasi si scioglie, il cuore che ti dice a colpi di tamburo di aprirgli il torace perché vuole farsi una passeggiata.
Oggi iniziano gli esami di Stato con la prima prova, quella di Italiano. Entra in classe Mike Buongiorno con le buste ma senza chiederti:

“Vuole la busta numero 1, 2, 3, 4, 5, 6 o 7?”

Le tracce dei temi che si sveleranno solo oggi sono per tutti. Ogni studente sceglierà quella che riterrà per lui più adatta, quella che magari corrisponderà al rotolo di carta papirata manoscritta ben custodita nel padiglione auricolare.

Ma mi chiedo: perché andare fuori, rivolgersi ad altri e ad altro, a Pirandello, Pavese, Quasimodo, D’Annunzio, la seconda guerra tribale, il trattato del Ghiacciolo, e non chiedere semplicemente a ogni studente: “Parlami di te, del tuo mondo, del mondo in cui ti hanno messo al mondo? Come stai? Come ti fa stare? Come ti piacerebbe cambiarlo? Cosa ti piacerebbe fare?”

L’esame in fondo deve accertare solo la maturità di ogni ragazzo, ormai maggiorenne.

Raimondo Moncada

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