Condividere la bellezza. Ho incontrato a Sciacca una collega giornalista di Agrigento, la mia città natale, in compagnia di un altro collega saccense. È venuta a Sciacca per fare un servizio sull’iniziativa degli architetti “Open!” nell’atrio superiore del Comune.
“Raimondo! Da quanto tempo non ci vediamo. Saranno oltre dieci anni. Ma meglio non pensarci”.
E, parlando poi della città ha detto:
“Ma quanto è bella Sciacca! Nel pomeriggio mi sono seduta in piazza Scandialiato a prendere qualcosa al bar e avevo i maestosi alberi di ficus alle mie spalle e davanti il mare. Meraviglioso! Quando vengo a Sciacca, sto bene”.
E poi si è parlato di quel fenomeno che si chiama con tanti nomi: abitudine, saturazione, ordinarietà, accecamento. Scatta quando vivi a tal punto la meraviglia da non vederla più. Io ho portato l’esempio della Valle dei Templi, che da nativo ho visto e frequentato non so quante volte. Può succedere che l’attraversi in macchina o in bus o con la moto e non la vedi. Ci passi davanti ed è come se non ci fosse. La riscopri quando viene da fuori un tuo amico o un tuo parente o l’amico di un tuo amico o il parente di un tuo parente e lo porti in giro, ad ammirare per prima cosa la Valle dei Templi, di giorno e di notte. È proprio in quel momento che si riaccende il fuoco, che riscopri e vivi la magia millenaria ed esclami da agrigentino ad Agrigento con la fiaccola in mano:
“Wow! Che bellezza!”
E stai non bene, ma benissimo.
Ogni giorno dovremmo vivere la nostra città sempre da turisti.
Raimondo Moncada
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