Lo sbarco, in un mare di cannoni e soldati

Immaginiamoci a mare, proprio oggi 9 luglio. E accorgerci appena svegli che il suo orizzonte ha una forma insolita, un colore non azzurro e che in acqua non ci sono i soliti bagnanti, i soliti pedalò.
Bene.

Immaginiamoci quel mare pieno di uomini armati vomitati da mezzi anfibi con i cannoni a loro volta vomitati da navi mai viste prima. E tutti sbarcano sulle spiagge della tua Sicilia, anche della tua provincia, a Licata, dopo giorni, settimane, mesi di bombardamenti aerei.

Non siamo in Ucraina dove stanno vivendo da più di un anno tutto questo. Siamo a casa nostra e quella guerra degli anni Quaranta del secolo scorso l’hanno vissuta i nostri genitori, i nostri nonni, la nostra famiglia. Quella tragedia ha disintegrato la famiglia di mio nonno Raimondo, dei suoi figli, di mio padre. Quella guerra è dentro di noi, dentro di me.

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 in Sicilia sbarcò la guerra con la storica operazione Husky, con gli uomini e i mezzi degli alleati anglo-americani all’assalto della Fortezza Europea per sconfiggere il Terzo Reich di Hitler salendo dalla porta del sud dell’alleata Italia di Mussolini.

E giusto oggi fanno il compleanno due miei nipoti, Gildo e Carmelo (a cui vanno i miei auguri) che mio padre, Gildo Moncada, non ha mai conosciuto, come il resto dei nipoti.

Raimondo Moncada

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