Una terrazza sul mare per Paolo Borsellino e una terrazza sul mare per Giovanni Falcone. Perché ormai sono una cosa sola, un solo corpo, un unico sacrificio. E a distanza di tempo dal tritolo che li ha uccisi, in Via D’Amelio e nei pressi di Capaci, assieme agli uomini e alle donne della loro scorta e della loro vita, ancora vengono ricordati, ancora vengono omaggiati, ancora vengono pianti.
I loro nomi sono usati per dare nome a sedi istituzionali, a strade e a piazze ma anche a belvedere. Come ho avuto modo di vedere a Sciacca, nel suo porticciolo turistico. Il circolo nautico Il Corallo ha dedicato ai magistrati antimafia due luoghi della propria sede di Gaie di Garaffe.
Me lo fa notare il mio amico Michelagelo Michelangelo Graffeo, durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo “Chiamatemi Ferdinandea” di Salvatore Monte:
“Vieni con me. Guarda che ti faccio vedere…”
Una terrazza porta il nome di Paolo Borsellino, l’altra quello dell’amico Giovanni Falcone. Una è a distanza di qualche metro dall’altra e guardano la città, la Marina, fino a Palazzo Municipale dove a Falcone e a Borsellino è stata dedicata l’aula consiliare.
Nelle terrazze sono state collocate due targhe in ceramica, a perenne ricordo dei due giudici con gli anni di nascita e di morte, la bandiera italiana e la scritta “per non dimenticare”. Avrebbero potuto dedicarle ad altri personaggi, a marinai, a poeti del mare. E invece no. Al Corallo hanno scelto Falcone e Borsellino per contribuire anche loro a perpetuarne la memoria, esprimendo loro eterna gratitudine per quello che hanno fatto per la Sicilia pur sapendo a cosa andavano incontro. Ma per loro è stato più importante l’orizzonte della loro azione, il belvedere dell’isola, la bellezza della Sicilia senza la macchia nera della sua ombra.
Raimondo Moncada
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