Io non solo lo sono ma mi sento proprio italiano italiano, nativo di una terra, la Sicilia, dove la popolazione non è così bianca bianca e non a causa dello scottante sole.
E questo mi sento di dirlo ogni volta che esce la storia del colore della pelle che sembra avere ancora la sua importanza, almeno in qualche testa.
Si dice: gli italiani sono bianchi e viene dura pensarli in maniera differente o vederli con le mani alzate in segno di vittoria con la maglia azzurra e gridare in perfetto italiano: “Viva l’Italia”.
Io, come detto, sono italiano e figlio di genitori italiani, e dalla nascita (da via Manzoni ad Agrigento) vengo classificato come soggetto “bianco”. La classificazione viene rafforzata dalla tangibile prova degli occhi che mi osservano “bianco” perché non vado al mare a prendere l’annerente sole (il colore non ce l’ho scritto sulla carta d’identità). Ma vivo in una regione, la Sicilia, dove però – cosi giusti – non si può dire che siamo tutti bianchi bianchi. È questo è evidente.
La storia, nei suoi millenni, si è divertita da noi a mischiare i colori, meticciandoci e dandoci pure tratti somatici non rientranti nell’italiano cosiddetto standard che non esiste (solo io, senza costume, appatto con le ridondanze del David di Michelangelo). Se dovessero farmi un esame genetico troverebbero geni anche africani oltre che spagnoli (scoverebbero anche qualche gene difettoso – disgraziato! ma da dove vieni? – che ha reso meno coriacea la mia epidermica protezione).
E ho il fondato sospetto che in altre regioni cosiddette italiane (e in tanti altri paesi del mondo) la popolazione non sia autenticamente autoctona, originale. Se dovessero fare l’esame del DNA alle popolazioni locali, troverebbero in alta percentuale anche recenti geni siculi che a loro volta, come sopra detto, non sono cristallini ma rimandano a tanti altri geni. Sono sicuro che scoprirebbero anche geni alieni, quelli dei dischi volanti, ma questo non ce lo diranno mai.
Perché questo pensiero netto: o siamo bianchi o siamo gialli?
Raimondo Moncada
P.S. Essendo agrigentino di nascita, sono pure “giallo” di ngiuria e sicuramente avrò avuto nel tempo parenti mori. Questa cosa, comunque, prima o poi si dovrà “azzizzare” come si dice nella mia pure meticcia lingua siciliana che ha assorbito tanti vocaboli arabi ma a distanza di tempo non ce ne rendiamo più conto. È naturale.
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