Il Primo Maggio è una festa a metà, forse anche di meno. È la festa dei lavoratori, del lavoro. Si festeggia a nord come al sud, dove il lavoro c’è e dove il lavoro latita. Da sempre.
Inevitabilmente il pensiero va da chi il lavoro ce l’ha a chi il lavoro non ce l’ha, non ce l’ha mai avuto; a chi il lavoro l’ha perso dopo anni di lavoro; a chi, anche avanti con l’età, ha un lavoro precario; a chi, giovane, si mette a cercare per la prima volta un lavoro; a chi, lavoratore, non beneficia dei pieni diritti del proprio lavoro; a chi, lavoratore, non è arrivato al Primo Maggio perché morto sul lavoro, perché vittima del lavoro e delle insicurezze nei luoghi di lavoro il cui rischio per un lavoro si accetta, consapevolmente o inconsapevolmente.
Non c’è un solo Primo Maggio. E non è una ricorrenza che possono celebrare tutti con lo stesso sentimento e la stessa libertà di non lavorare anche perché oggi, giornata festiva, c’è pure chi lavora.
Raimondo Moncada
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