Quando siamo dentro la follia non ci rendiamo conto di esserlo. Ed è la follia a cui generalmente diamo un preciso significato.
Ma ci sono aspetti della follia che sono anche utili per raggiungere dimensioni della non ordinarietà, dove ci possiamo permettere quello che nella vita normale non ci possiamo permettere così inquadrati, così ingabbiati, così marmorizzati come statue, così in balia dei condizionamenti di chi ci preme attorno.
È la dimensione per essere liberamente ciò che si è o si vuole essere (o per fare senza limiti e paletti quello che ci è impedito di fare, anche scarabocchi, anche lurdie.
È la dimensione, ad esempio, di un mio amico artista che per creare le sue opere dipinge solo di notte mentre tutti gli altri gli altri sono a letto a russare. Gli altri dormono, lui crea fuori casa nella sua sana e benefica follia. Ci incontriamo spesso la mattina, io da poco sveglio e pronto ad affrontare il manicomio della giornata, lui stanco, svuotato, esaurito, pronto a rientrare a casa per dare un senso alla follia del suo letto.
È essere laterali, diversi, illuminati, liberi, irriconoscibili agli altri e anche a noi stessi: ma cu sugnu iu?
Quando siamo dentro questa follia, ce ne accorgiamo e ci meravigliamo di quello che ci accade come se non fosse opera nostra ma di qualcun altro fuori di noi, fuori di testa.
Raimondo Moncada
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