La bellezza alle spalle

– Cosa c’entro io con il tempio della Concordia?

– Ancora a insistere con sta bellezza che ci avete rotto lo scatolame!

– Parlo di me, non dello sfondo. Perché poi finisci con l’annoiare e col dare pure fastidio con la bellezza dei panorami, dei monumenti … Incredibile.

– …

– Cosa c’entro io con la Valle dei Templi? Dai, rispondi…

– …

– Sono per caso un Deus ex machina? Sono forse una divinità in cerca di un motore?

– …

– E che ci fa il tempio della Concordia alle mie spalle, come fondale, mentre io mi faccio un selfie per mettere in mostra le mie estatiche morfologie celestiali?

– Ancora di te? Racconti ancora di te? Ma quando ti stanchi? Ma perché non la finisci? Perché non te ne stai a casa? Perché non pubblichi foto con le cose più brutte della tua terra e ti ci fai un bel selfie naso contro naso? Lascia perdere la bellezza esteriore, tempo sprecato. Le cose brutte fanno più presa. E poi chi credi di essere? Giovanni Pirandello? Luigi Verga? Ferdinando Quasimodo? Giuseppe Camilleri? Leopoldo Sciascia? Ma lo sai che fai ridere per non dire che fai pena? Mi fai proprio pena. La devi finire! Non ti devi pubblicare, non devi immergere il tuo muso in quello che tu dici essere bellezza: un tramonto tramontato, uno pseudo tempio sacro che una volta hanno abbattuto per farne pietra da molo (molo, non mulo e neanche mola, bada ben).

– Ma io volevo solo spiegare cosa c’entro io con il tempio della Concordia e con tutti gli altri templi che per vederli, non essendo residente, ogni volta che ci metto piede debbo pure pagare.

– E allora?

– Niente, volevo dire che nel luogo dove hanno costruito i templi hanno fatto nascere pure me. Era così, tanto per dire, per farlo sapere, che in questo periodo social devi far parlare di te e di quello che fai. Ok. Ho appreso. Hai finito adesso?

– Sì. Finito! Però potresti mettere la buona parola per fare entrare gratis non solo i residenti che possono essere nati anche a Mosca o Sidney o Bombay e non cacciano una lira solo perché risultano abitare all’Anagrafe in una casa di Agrigendo. Ma fare entrare gratis anche i nativi, chi è nato in questa terra, chi si è alimentato ogni giorno di cotanta bellezza, ed ogni giorno, ci è cresciuto centimetro dopo centimetro fino a divenire un gigante tra le montagne.

– Le cose belle si pagano, bello mio, ma la tua proposta mi sembra sensata. Chiederò di fare un’eccezione per te che ci sei nato, che ci sei cresciuto, che ci hai studiato, che ci hai cominciato a fare i primi passi, che ti sei pure allavancato con le bucce alle ginocchia, che quando ci vai urli col megafono: “Belli miei, qui ci sono nato io! Fotografate me, tempio tra i templi”. -Sono modesto. Sai, potrei farli abbattere tutti per non avere concorrenza, per non rischiare di essere messo all’ombra. Ma mi fanno pena.

– Che bello che sei!

– Grazie.

– Mi permetti un selfie con te? Certo! Sono cinquanta euro!

– Mih che sei caravigghiaro.

– Le cose belle si pagano.

– Bravo! Ma che abbiamo detto?

– Non so, ora lo ripasso e ti faccio sapere.

– Grazie. Era per mettere eventualmente un like consapevole che di questi tempi sono moneta. -E allora mettilo, così mi pago il biglietto per lo spettacolo dei templi.

– Ok! Fatto!

– Grazie.

– Fantastico! Uno di questi giorni ti erigeranno un monumento.

– Solo tempo ci hanno perso.

Raimondo Moncada

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