Ho saputo che un’altra amica si è avviata lungo il mio stesso percorso medico.
L’ho appreso in un incontro casuale in piazza Scandaliato, sotto il grande albero di Natale, tra le inconsapevoli voci di gioia dei bambini, durante quello che doveva essere un giro rilassante per le vie e le piazze illuminate di Sciacca. Chi mi ha riferito la notizia prima mi ha abbracciato, poi mi ha detto che mi segue in tutte le esternazioni su Facebook mettendomi pure diversi like e quindi mi ha comunicato …
“Lo sai che anche …”
Una coltellata. Un dispiacere enorme. Un male che non ti fa stare mai tranquillo e che ti fa rizzare le orecchie ogni volta che senti notizie che ne parlano.
Vorrei cogliere l’occasione per abbracciare la mia amica e augurarle di uscire al più presto da questa nebbia fitta che ti si presenta improvvisa davanti agli occhi e non vedi più niente, non vedi la strada, non vedi più gli altri, non vedi più i luoghi familiari, non vedi più quell’orizzonte che ogni giorno avevi davanti agli occhi.
Forza! Diamoci forza! E lo dico a te che non hai mai smesso di fare lo stesso con me.
Forza! Lo dico anche a tutti gli altri amici e le altre amiche che ho incontrato lungo la mia strada, nelle stanze d’ospedale a far terapia o a essere assistiti e curati prima e dopo l’intervento, nei corridoi ad attendere un esito o una visita, a telefono chiamato per sapere cosa succede dopo che ti danno la diagnosi, a cosa si va incontro. Lo chiedono a me che sono diventato una sorta di esperto.
Storie, che raccontiamo per farci forza, per trovare le parole per esprimere qualcosa di inesprimibile, per dissolvere il peso di una montagna che ti cade addosso, per combattere con tutte le nostre energie ogni momento e non farci privare del sorriso e della meraviglia di quel che sembra agli altri ovvio, ordinario, noioso, criticabile: “Ma che c’è di così bello?”.
Forza! Che ce la facciamo tutti.
Raimondo Moncada
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