La mattina incontro spesso due amici artisti passeggiare per le vie della città, prima e dopo il primo caffè del post alba.
Per loro è un sacro rito incontrarsi, in qualsiasi momento dell’anno, col caldo e col freddo, ogni giorno.
Sono due amici che si danno appuntamento nell’ora dell’ingresso in ufficio dei dipendenti pubblici, anzi prima, uno per chiudere la nottata illuminata a giorno di creatività e d’arte (dipinge solo di notte e la mattina ripone i pennelli e dorme), l’altro per iniziarla (lavora fino a sera nella ristorazione e la notte, quando le pance dei clienti sono in pace, dorme sereno).
Li incontro spesso, in centro storico, in Piazza Scandaliato, in Via Licata, in Via Garibaldi. Non so quale sia il luogo del loro ritrovo quotidiano. So solo che raggiungono il loro bar, rigorosamente a bordo dei loro piedi, e ordinano il loro caffè mattutino. Molto probabilmente ordinano una tazzina per due, perché tra amici a Sciacca per suggellare l’amicizia si usa così: condividere lo stesso caffè bevendo nella stessa tazzina. E ne bevi la giusta quantità di quel che è la quantità un caffè espresso concentrato, per lasciarne quanto basta all’amico. È la misura dell’amicizia.
Preso il caffè si riscaldano con i primi raggi del sole, vanno in giro per negozi ancora chiusi e per vie e piazze ancora deserte di folla (si vedono solo impiegati e personale dei bar) non per entrarci ma per osservare, per meditare, per conversare, comunque per stare assieme anche senza cacciar fuori parola.
E io sono felice di incontrarli. Non ci diamo appuntamento, ma ci incontriamo lo stesso, più volte al mese e in luoghi diversi.
Loro sono il pittore e poeta Franco Accursio Gulino e il ristoratore e studioso di gastronomia Nino Bentivegna (sono quelli che nella foto si stringono a me).
Ci siamo incontrati già diverse volte negli ultimi giorni: prima del nuovo anno, all’inizio del nuovo anno e dopo l’Epifania che tutte le feste sembra aver spazzato via con l’aiuto del vento, della pioggia e del freddo (nella foto siamo quando qualche giorno fa d’inverno faceva ancora estate). E con loro converso sempre di arte, di ispirazione, di quadri, di dolci, di cucina, di mostre (dalla vulcanica fantasia di Franco Accursio Gulino stanno in queste notti uscendo le opere per una nuova esposizione, chissà in quale altro luogo del mondo, perché per chi non lo sapesse Gulino è artista internazionale, chiamato a esporre in città importanti del mondo).
In uno di questi incontri ci siamo fatti un bel selfie in piazza Scandaliato, sorridendo alla vita e all’amicizia. Visto che siamo venuti luminosi, ho chiesto loro il permesso per un eventuale uso non privato:
“Posso pubblicarla quando mi verrà l’ispirazione di scrivere qualcosa?”
“Certo! Tu puoi fare quello che vuoi”.
Vi chiedo: notate dei segni particolari nei loro volti? Come quelli che all’Anagrafe inseriscono nella carta d’identità.
Sono amici, semplicemente amici. E lo si vede chiaramente sul loro viso. Perché l’amicizia lascia segni evidenti.
Ancora dobbiamo prendere il caffè tutti assieme. Ma mi chiedo: si può in tre da una stessa tazzina?
Raimondo Moncada
P.S. Ricevo e pubblico la risposta a un mio post social, dopo una telefonata di affettuosa gratitudine, di Franco Accursio Gulino e Nino Bentivegna: “Caro Raimondo la tua sensibilità non ci stupisce, ormai è scontata nell’universo dell’arte ma soprattutto della tua esuberanza uomo e artista. Hai rinforzato in noi il significato dell’amicizia. Il trittico dimostra l’apertura a noi molto gradita. Abbondiamo che poi sembra che siamo meridionali per fortuna siamo cittadini del pianeta terra. La condivisione di cui tu parlavi prima è una necessità in un mondo così ostile che a volte è assente ai richiami degli ultimi. Grazie della tua amicizia, Franco e Nino”
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