Al di là della porta

“Vieni, vieni …”
“Perché? Mi vuoi portare per caso a mala strata?”
“Mai!”

Incontri casuali, durante il giro serale per le vie e piazze di Sciacca, per sciogliere le tossine, dare energia al corpo e allo spirito e lasciarsi andare al mondo. Un amico mi vede nell’altro lato del marciapiede di Corso Vittorio Emanuele e mi invita ad attraversare la strada e a raggiungerlo.

“Quante volte ci siamo visti in questi giorni?” mi chiede.
“Tre. Nell’ultimo eravamo nella chiesa del Carmine per il concerto d’organi”.

E in questi giorni siamo diventati amici. Mi dice di seguirlo e lo seguo scendendo per piazza Campidoglio, dove alla fine, anche di notte, si gode un bellissimo paesaggio notturno tra le luci del quartiere della Marina e i fari nuovi dei moli del porto, da due giorni molto freddo. Ci fermiamo davanti a un’antica porta di legno. La conosco. Dentro, a Natale, ho ammirato magnifici presepi di corallo dei gioiellieri di Sciacca.

“Entra”, mi dice.
“Ma c’è gente!”
“Dai!”

Entro e mi danno tutti il benvenuto. Aggiungono una sedia e mi considerano parte del gruppo. Io ascolto silenziosamente e, girandomi attorno, noto le sacre pareti all’interno dell’ex chiesetta di Sant’Antonio Abate con affreschi e crocifissi lignei.

Ho raggiunto e superato il mio obiettivo quotidiano d’umanità e d’arte perché dentro si parla proprio d’arte, pane per i miei denti, musica per le mie orecchie, medicina per il mio animo. Saluto e un’amica, stringendomi la mano, mi dice:

“È un piacere vederti dal vivo!”

Raimondo Moncada

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