Il segnale per Agrigento

Un segnale che da sempre e da lontano mi indica – e io non posso fare a meno di notarlo e di seguirlo con la macchina dell’immaginazione – la vecchia direzione per Agrigento, la mia città, dove sono nato sopra gli odori fumanti di un panificio, dove ho imparato a parlare e a camminare per le vie e le scalinate della Cattedrale e di Santa Maria dei Greci, dove sono andato all’asilo dalle suore dell’Istituto Schifano in seguito crollato per vecchiaia, dove ho imparato a leggere e a far di conto alla scuola elementare De Cosmi nell’estrema dimenticata periferia allora del Villaggio Mosè, dove ho attraversato i tre anni della scuola media Luigi Pirandello scoprendo che il siciliano l’avrei dovuto abbandonare ma dove una insegnante all’ultimo anno è riuscita a tirare maternamente fuori una piccola parte del mio potenziale artistico, dove mi sono maturato al liceo scientifico Leonardo sotto il manicomio ancora operativo in un corso a indirizzo sperimentale artistico, dove sono nate le mie prime e grandi ed eterne amicizie, dove ho coltivato sogni, inseguito speranze, dove mi sono esaltato e dove sono caduto, e da dove ho preso la via perdendomi “per il mondo immenso e vano” e per entrare da principiante nelle tante scuole della vita.

Raimondo Moncada

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