CHE NOIA!
Si sta insistendo su questo disturbo dell’animo nei giorni di avvicinamento alla data del 27 gennaio.
CHE NOIA!
Si dice: ancora con questa giornata della memoria, con questo ricordo di Auschwitz, degli ebrei? Ma è avvenuto tanto tempo fa! E poi ci sono altre tragedie più recenti e in altri luoghi, che non hanno nessuna giornata di ricordo.
STO LEGGENDO QUESTO.
Perché ricordare? Mi chiedo allora.
Io personalmente ricordo e non solo in prossimità del 27 gennaio. Il 27 gennaio, così come in altre date simbolo, ricordo con più intensità, nell’animo e nel corpo.
Ricordo non per averlo vissuto in prima persona quel periodo storico ma perché l’ha vissuto mio padre, la famiglia di mio padre, i miei nonni, i miei zii, le mie zie, costretti a lasciare la Sicilia per il nord, e non perché ebrei ma per allontanarsi dalla guerra che stava per arrivare via mare e poi per prendervi parte, direttamente, come mio padre, giovanissimo partigiano, per cacciare via il male e rientrando a casa mutilato, con i segni che si è portato fuori e dentro il corpo per tutta la vita e che noi figli abbiamo visto e vissuto.
Ecco perché io personalmente non posso fare a meno di non ricordare. Perché quegli orrori vibrano dentro i figli di chi li ha direttamente vissuti e c’è sempre la paura che ritornino.
La stessa tragedia stanno vivendo e vivranno le famiglie ucraine e altri popoli sotto le bombe che esplodono anche a scoppio ritardato. E cerchi di venirne fuori chiudendoti in uno studio psicologico o rompendo il silenzio o dandone testimonianza o scrivendone cercando di dare una forma tangibile agli incubi e far suonare la sirena e urlare: ATTENZIONE! ATTENZIONE!
Ecco perché io non posso rimuovere, cancellare e in me non ci potrà mai essere un oblio.
Raimondo Moncada
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