Il dramma dei migranti siciliani nella salsa di pomodoro

Sapori di Sicilia, unici, necessari, vitali come l’ossigeno.

A proposito di emigrazione, noi siciliani siamo drammaticamente esperti. Il viaggio in altre terre, il distacco dalla nostra terra, lo abbiamo nel nostro DNA per l’esperienza dei nostri nonni, dei nostri padri, dei nostri zii, dei nostri cognati, dei nostri figli. O perché ne abbiamo fatto esperienza in prima persona e la nostalgia ti prende, ti afferra per il collo, ti sbatte al muro, ti stringe come una tenaglia lo stomaco.

E come lo superi?

È un dramma che ti porti dentro. E allora chiedi ai tuoi, alla mamma, al papà, alla moglie, alla fidanzata, al fratello, alla sorella, agli amici, di inviarti una minuscola parte di quello che ti manca, come la salsa di pomodoro preparata a casa con metodi antichi, l’olio della campagna, qualche conserva, i dolci di mandorla che durano …

La foto che vedete l’ho scattata questo pomeriggio in una posta privata: una cassetta con bottiglie non di birra ma di salsa di pomodoro in partenza con altro, tanto altro, che man mano si è accumulato.

L’emigrazione è una tragedia, quella sanitaria, quella scolastica, quella lavorativa, quella per la vita. Noi siciliani siamo esperti, almeno da un secolo. È il destino che ci comanda.

E ancora non è finita, non è mai finita, purtroppo, con paesi svuotati di giovani, nostri figli, che vogliono salire in alto alla montagna per vedere un futuro, in un nord che non è ancora la nostra terra.

Raimondo Moncada

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